
PANORAMA, di Tommaso Pincio (Sellerio – novembre 2024)

Finché un manoscritto verrà ritrovato in un baule in soffitta, o una lettera scolorita fra le pagine di un libro; finché alle orecchie di qualcuno giungerà l’eco di una storia che arriva da lontano; finché insomma ci saranno scrittori volti a sottrarre una memoria dalle mani di un qualche dio della Dimenticanza, il romanzo sarà salvo.
«Mi diverte pensare che l’arte del romanzo sia venuta al mondo come eco della risata di Dio». Lo disse Kundera nel corso di una premiazione a Gerusalemme, dove tenne un discorso sul romanzo e l’Europa che costituisce il capitolo finale della raccolta di scritti intitolata “L’arte del romanzo”.
Cosa importa se il baule sia realmente esistito? E quella storia che da generazioni viene tramandata, è proprio necessario sapere se sia vera o solo frutto dell’immaginazione?
La risata di Dio riecheggia fra le pagine di “Panorama”. Vi si racconta di uno strano social network e delle sue regole ferree, di un amore impossibile, di un lettore che diventa “il” lettore che tutti e tutto influenza, della sua ascesa e della sua rovinosa caduta.
Ci si addentra poco per volta nella figura di un poeta e della sua grandiosa opera: un sillabario enciclopedico, ambizioso e monumentale progetto avvolto da una fitta nube di mistero.
Il suo sguardo è volto a cogliere la piega dell’esistenza. Ovvero quel momento, quel fatto, situazione o tratto dell’animo nel quale si vede riflesso ogni altro fatto, ogni altra situazione, ogni altro tratto dell’animo.
Lui solo può scorgere, «nel folto arabesco che è l’esistenza di ogni individuo, la “voluta primaia” su cui si modellano tutte le altre».
Scende la sera, cala il buio. Nella mia comoda seduta io mi torco e mi scuoto, sobbalzo e mi ritorco, libro alla mano, sorrido, conquistato e abbandonato allo stupore, vinto e battuto, innamorato e abbagliato.
«Tutte le persone nominate in questo libro sono o furono esistenti in vita. Similmente può dirsi dei luoghi, che sono tutti reali. Fatti e pensieri sono però immaginari o tradimenti narrativi di cose avvenute e pensate, sicché neppure le persone e i luoghi, sebbene reali, appartengono a quel feticcio di ragionevolezza che è chiamato realtà. Il lettore è pregato di tenerne conto e di non trarre conclusioni avventate» scrive in una nota Tommaso Pincio.
Che siano realmente esistiti, i personaggi e i libri di questa storia, il poeta e la sua grandiosa opera, è l’unica cosa di cui non mi importa.
Il romanzo non si perde nella ricerca di una risposta sull’essere o non essere: per dirla ancora con Kundera, «non indaga la realtà, ma l’esistenza. E l’esistenza non è ciò che è avvenuto, l’esistenza è il campo delle possibilità umane».
Ecco cosa mi resta appiccicato addosso, ecco cosa realmente mi importa. La sfumatura della possibilità.
Quale sarà la piega della mia esistenza?
E la tua? E la vostra?
Tommaso Pincio
“Panorama”
Sellerio editore
Recensione di Valerio Scarcia
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