Letture 2021: il bilancio di Ale Fortebraccio
In questo anno ho letto molti libri come è mio solito, ma non voglio né dirne il numero né fornirne un freddo elenco. Voglio invece fare una valutazione ragionata delle mie letture in cui troveranno spazio le piacevoli sorprese, le conferme e le delusioni.
Il 2021 è stato l’anno in cui ho conosciuto alcuni scrittore statunitensi che ho molto amato: faccio riferimento a Jesmyn Ward, con la sua Trilogia di Bois Sauvage (Salvare le ossa– Canta, spirito, canta- La linea di sangue), a James Anderson di cui ho letto solo “Il diner nel deserto” ma soprattutto penso al mio amato Kent Haruf di cui ho letto tutta la limitata produzione, dalla Trilogia della pianura (Il canto della pianura, Benedizione e Crepuscolo) ma anche Le nostre anime di notte, La strada di casa e Vincoli.
Ho apprezzato molto i due libri di Madeline Miller- La canzone di Achille e Circe-, nonostante la mia resistenza iniziale ad affrontare temi omerici; ho amato Stoner di John Williams ed anche L’ottava vita di Nino Haratischwili così come Dormi stanotte sul mio cuore di Enrico Galiano e Simona Sparaco con Dimmi che non finirà.
La lettrice appassionata di gialli che è in me ha trovato varie conferme da Bruno Morchio, con i suoi ultimi Voci nel silenzio e Nel tempo sbagliato, così come da Alessandro Robecchi con Flora, da Antonio Manzini con Gli ultimi giorni di quiete e Vecchie conoscenze. Altre conferme sono venute da Alice Basso con il Grido della rosa, da Cristina Cassar Scalia con L’uomo del porto ed Il talento del cappellano, da Maurizio De Giovanni con i suoi gialli sui Bastardi di Pizzofalcone, su Sara e Mina Settembre e da Piergiorgio Pulixi con i suoi Un colpo al cuore e Per mia colpa.
Ma ho anche fatto nuove piacevoli conoscenze con Javier Cercas ( Terra alta e Indipendenza), con Michel Bussy (Ninfee nere), con Davide Longo (Il caso Bramard ed Una rabbia semplice)
Mi hanno appassionato molto Janine Commins con il suo Il sale della terra e Romain Gary con la vita davanti a sé.
Inoltre ho voluto approfondire le problematiche connesse con la situazione in Afghanistan rileggendo Buskashi di Gino Strada e Massud– Il leone del Panshir di Michael Barry; mi ha sconvolto inoltre Jessica Bruder con il suo Nomadland.
Infine passiamo alle delusioni: ho trovato “troppo” di tutto in Shantaram di Gregory David Roberts; troppo melensa e troppo rosa tutta la produzione di Lucinda Riley; non ho apprezzato inoltre né Follia né La lampada del diavolo di Patrick Mc Graft. Non sono poi neppure riuscita ad andare oltre le 100 pagine di Una vita come tante di Hanya Yanagihara.
Adesso mi preparo ad affrontare il 2022 con un già lungo elenco di libri da leggere o da ri-leggere, certa che troverò il modo di passare piacevoli momenti in compagnia di amici scrittori nuovi e vecchi!
Di Ale Fortebraccio
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