BUSKASHÌ Gino Strada

BUSKASHÌ, di Gino Strada

 

Gino Strada

Dopo la morte di Gino Strada e la tragedia in corso in Afganistan ho ripreso in mano, dopo vari anni, il libro Buskashì – Viaggio dentro la guerra, in cui il fondatore di Emergency racconta il suo viaggio verso Kabul all’indomani dell’undici settembre 2001, andando al contrario rispetto a tutti gli occidentali che, in previsione dell’attacco statunitense al paese, da esso stanno evacuando.

Perché Strada ha capito che da quel momento in Afganistan c’è ancora più bisogno di Emergency, perché “non si conosce atto di guerra senza rifugiati, senza sfollati, senza gente che fugge”, senza gente che ha fame. Guerra vuol dire “morti e feriti, mutilati e malattie ed epidemie”. Mentre tutti, ONU, WHO, WFP, UHNCR, evacuano Gino Strada cerca disperatamente di entrare in Afganistan ed infine ci riesce, un po’ in aereo, un po’ attraverso strade e sentieri di montagna. Arriva finalmente nel Panshir, dove qualche giorno prima dell’undici settembre è stato ucciso in un attentato Ahmad Shah Massud, il leader dell’opposizione afgana ai talebani. Arriva nell’ospedale di Emergency di Anabah dove cominciano ad arrivare anche le prime vittime, specie bambini, dei bombardamenti americani; da qui fa di tutto per riaprire l’ospedale di Kabul, chiuso per conflitti con il mullah Abbas, capo della polizia religiosa talebana, che non sopportava che Emergency curasse tutti i bisognosi, uomini e donne, talebani, mujaiddin e civili.

E’ la storia del viaggio verso la guerra di un uomo intrepido che la guerra la odia. Perché non esistono guerre giuste. “Il giusto altro non è che l’utile del più forte” In Afganistan molti esseri umani sono morti perché a molti è stato utile e perché molti si sono sentiti nel giusto, dice Strada in una parte del libro. E continua…. “mentre tutti agiscono nel giusto, i cittadini afgani vengono uccisi, molti mutilati e resi invalidi, molti sono i fuggitivi”.

Il libro contiene alla fine la dichiarazione universale dei diritti umani , con l’auspicio di Gino che quando si comincerà a metterla in pratica, allora si potrà sperare in un mondo che sta progettando il proprio futuro e non la propria autodistruzione. A distanza di quasi vent’anni dal libro purtroppo questo resta ancora un auspicio!

Recensione di Ale Fortebraccio

BUSKASHÌ Gino Strada

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