CAMILLERI CHIUDE LE INDAGINI DI MONTALBANO, ma non sta al passo dei tempi
“Riccardino” di Andrea Camilleri. Finalmente l’ho finita anch’io ed è vero che cominciano ad abbondare le recensioni ma finora si sono limitate al piaciuto molto o delusione (senza offesa per nessuno, giusto per giustificare il mio intervento su questo libro). Mi sforzerò di fare qualcosa di più (e non è detto che ci riuscirò).
Si tratta formalmente di un giallo in cui sono indagini per un fatto costituente reato come in tutti gli altri libri di Montalbano ma chiaramente si nota abbastanza presto che la trama gialla perde consistenza a favore dello sviluppo del tema del doppio e del dialogo con l’autore, prima appena accennato e poi sempre più insistente.
Con riferimento al doppio, Montalbano sente il confronto con il suo alter ego televisivo giovane e prestante e meno affaticato dagli anni e vuole in qualche modo distinguersi da lui in un’indagine in cui gli viene servita una soluzione su un piatto d’argento che non lo convince.
Nel dialogo con l’autore, chiaro omaggio a Pirandello, grandissimo Maestro insuperabile, soprattutto il Pirandello delle opere teatrali come “Sei personaggi in cerca d’autore”, Montalbano si sente sempre più infastidito dai suoi consigli non richiesti non vuole più accettare che l’autore decida e lo imprigioni in una forma che non senta sua e medita una ribellione in cui la vita possa tornare a fluire, espediente che rende geniale il romanzo.
La trama gialla resta sostanzialmente insoluta anche perché la soluzione proposta dal commissario risulta del tutto sfornita di prove ma altrettanto inspiegabile resta una circostanza per i più probabilmente risibile che tuttavia ancora non so spiegarmi: vero che era ambientato nel 2005 e poi trasportato nel 2018 (dato che in questo lasso ha scritto altri libri di Montalbano, dalla “Vampa d’agosto” in avanti e nei suoi libri ci sono riferimenti più o meno chiari al periodo storico e l’ultimo risale al 2018/19) ma è incongruente lasciare riferimenti precisi ad un’epoca passata quali la legge per limitare le intercettazioni, il fax, i soliti politici democristiani che diventano azzurri.. Se è ambientato nel 2018 bisognava far riferimento ad un mondo diverso in cui ci sono i social, la posta elettronica, i pentastellati possibili nuovi trasformisti… Forse però l’autore non aveva interesse a satirizzare su questo nuovo mondo e del resto lo aveva già ideato nel 2005 ma rimane l’incongruenza coi successivi.
Naturalmente la mia non è una critica ma una constatazione, che certo non inficia la genialità del romanzo.
Tuttavia il mio parere sul romanzo non è del tutto positivo come avrebbe potuto essere perché non ritengo il finale meditato come doveva essere. Lo ritengo eccessivamente affrettato (naturalmente non lo svelo) date le promesse del romanzo. Non sono certo delusa circa il fatto che il giallo rimanga sostanzialmente senza soluzione non essendo appunto un giallo ma non si può non notare come il finale tradisca Pirandello (che lo avrebbe probabilmente concluso in modo diverso) e proponga uno scioglimento poco chiaro.
In ogni caso consigliato, anche se con l’avvertenza, rivolta soprattutto agli amanti dei polizieschi, che non state leggendo un vero e proprio giallo.
Recensione di Eleonora Benassi
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