AMATISSIMA Toni Morrison

Amatissima Toni Morrison Recensioni Libri e News UnLibro

AMATISSIMA, di Toni Morrison 

Recensione 1

Il romanzo, ambientato negli anni immediatamente seguenti alla Guerra di Secessione, racconta la storia di Sethe, un tempo schiava, poi fuggiasca, ora libera ma sola, che vive con Denver, l’unica figlia che è rimasta con lei, in una vecchia casa nella periferia di Cincinnati, nella quale pare dimori anche uno spirito molto irato.

 

Sethe conduce una vita estremamente solitaria a causa di un evento occorso molti anni prima, che sente ancora pesare sul cuore e che ha finito per alienarle la simpatia del vicinato; un giorno, però arrivano, quasi in contemporanea, un vecchio compagno dei tempi della schiavitù e una ragazza senza memoria, che si attacca alla donna di un affetto viscerale e ossessivo, finendo per scatenare in lei e nel piccolo sobborgo, una serie di reazioni sorprendenti.

 

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Amatissima è un libro di livello davvero notevole, che affronta tematiche scomode e, partendo da un fatto di cronaca nera e da un’attenta documentazione storica, diventa una storia che ha la potenza della narrativa di denuncia e la delicatezza e la profondità della poesia, elementi perfettamente incarnati dalla protagonista, una donna giovane, forte nel corpo, ma spezzata nello spirito.

Sethe è libera solo di nome, di fatto è ancora schiava: nella sua mente ottenebrata non ha mai smesso di essere preda, di fuggire dall’orrore di qualcosa del quale non riesce neppure a parlare e che continua a rivivere ogni momento, come un incubo, e che le fa vedere il mondo in una luce diversa, una luce nella quale uccidere diventa un atto d’amore, perché è una fuga e l’amore è un’arma che può ferire e trasformarsi in una malattia, mentre ogni bianco è un padrone, un nemico da eliminare; solo la figlioletta comprende come la sola salvezza dalla follia della madre consista nel cercare gli altri, non nel fuggirli, per quanto pericolo essi possano rappresentare.

Tutto il libro è pieno di riferimenti ai colori: i bianchi e i neri, il carminio e poi il blu e il giallo che rappresentano per la vecchia nonna la libertà e il tempo che essa si concede per ammirarli e rifletterci sopra, un lusso che i padroni non le hanno mai concesso.

 

 

I fantasmi che si agitano nella casa e nella mente sconvolta di Sethe, però, non hanno colore e il dolore della sua anima non ha pelle, vive dentro il cuore di chi ha sofferto e assume le forme ora di un ciliegio su una schiena aperta a frustate, ora di un figlio amato fino al parossismo, ora del ponte di una nave, dove tante, troppe persone rimaste anonime hanno trovato una morte atroce mentre venivano deportate da quei bianchi che hanno potere assoluto sulla loro vita, dopo averli privati di memoria, nome, legami e averli resi incapaci di percepire se stesse come esseri umani: a quelle persone, a quei morti destinati a non trovare pace nella coscienza americana, che ancora cerca di farli tacere, è dedicato questo libro eccezionale.

Recensione di Valentina Leoni 

 

Recensione 2

 

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La postfazione di Amatissima inizia dicendo che il libro è dedicato agli oltre sessanta milioni di schiavi morti durante il Middle Passage, la traversata dell’Atlantico compiuta dalle navi negriere che trasportavano gli africani in America.

Sessanta milioni, più o meno la popolazione italiana, un numero sconvolgente come questo libro: la storia di Baby Suggs, riscattata grazie al lavoro del figlio Halle, e di Sethe, moglie di Halle, schiava come lui, ma che la libertà se l’è ripresa scappando.

È anche la storia di Denver, la loro figlia più piccola, nata sulla soglia della nuova vita, quando Sethe, dopo aver perso Halle e essere fuggita da sola, raggiunge Baby Suggs nella sua casa libera, il 124. Una casa che è il cuore della storia, dove Baby Suggs raccoglie intorno a se la sua gente, che la ama e la segue, fino a quando la generosità non diventa troppa e si trasforma in errore.

 

Ed è quella casa che vede la pazzia di Sethe, il ritorno di Paul D con le notizie su Halle, la lotta di Denver per sopravvivere e l’apparizione di Beloved, Amatissima, giudice e carnefice delle loro vite. È un libro complesso e struggente, doloroso e molto molto bello.

Recensione di Elena Gerla

 

Recensione 3

Ho scelto questo libro dopo aver letto decine di recensioni entusiastiche, ma ho fatto una grande fatica. Proverò a distinguere i piani, perché l’unica cosa certa è che ci troviamo davanti ad un grande libro.

Il libro è dedicato ai milioni di schiavi di colore trasportati in catene dall’Africa all’America, costretti a terribili sofferenze e uccisi dall’uomo bianco. La protagonista è Sethe, che è nata schiava e adesso vive da donna libera insieme alla figlia Denver. Sethe porta ancora sul suo corpo e nella sua mente i segni di un passato terribile, un passato in cui ha subito violenze e soprusi, ma ha anche commesso un gesto incomprensibile, che l’ha cambiata per sempre. Il suo passato torna a tormentarla sotto le sembianze di una giovane donna, Beloved (Amatissima), che sarà il suo tormento e il suo tentativo di redenzione.

 

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È molto difficile per me parlare di un libro come questo, pluripremiato e scritto da un Nobel per la letteratura. Cercherò quindi di separare i due piani, quello oggettivo e quello soggettivo.


L’argomento trattato è doloroso, una macchia indelebile nella storia dell’umanità: le orribili sofferenze causate agli uomini di colore dall’ uomo bianco, in nome di una presunta superiorità della razza che li considerava alla stregua di oggetti, da possedere, usare e sottomettere in ogni modo. Il dolore avvolge tutto il libro, e viene svelato a poco a poco, attraverso le memorie di Sethe e degli altri personaggi.

Il racconto non è lineare, bensì si svolge su piani temporali diversi, e non è facile seguire la trama e collocare i fatti. La scrittura è poetica e suggestiva. Le parole sono utilizzate in modo musicale ed evocativo, e, anche se non posso che definire meraviglioso il linguaggio utilizzato, è stata per me una grande fatica seguire il racconto e comprendere fino in fondo i fatti.

 

 

Del resto, forse la trama non è la cosa più importante. Forse l’autrice ha voluto utilizzare la storia di Sethe per raccontare la storia di tutti gli uomini e le donne resi schiavi, e morti per questo.

Il libro è una continua metafora, e va letto provando a comprendere il messaggio nascosto dietro il racconto, il valore simbolico dei vari personaggi, che rappresentano ognuno una parte di quello che la schiavitù è stata per chi l’ha subita.
Non mi sono innamorata di questo libro, purtroppo. La lettura è stata per me molto difficile, a causa del linguaggio complesso, dell’uso particolarissimo delle parole, e dei numerosi messaggi nascosti in esse. Non è certo un libro che si possa leggere in modo superficiale, magari pensando ad altro. È un testo che richiede impegno.

 

 

Ma sono contenta di averlo letto, perché mi ha mostrato ancora una volta la potenza della letteratura di valore, che è capace di tramandare la storia e di arricchire la mente e l’anima di chi ha in sé il desiderio di comprendere. Ci sono libri che entrano nella storia, perché portano testimonianze e messaggi universali. Questo è uno di quei libri.

Recensione di Nella Patanè

Titolo presente anche in Un Libro in un Tweet  e nella nostra Rassegna mensile di Agosto 2019

Presente nei Titoli più letti e commentati del 2019 e nelle 5 indimenticabili protagoniste per le letture dell’8 marzo

 

AMATISSIMA Toni Morrison

 

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