VENGO A PRENDERTI, di Paola Barbato (Piemme – giugno 2020)
Terzo in ordine di pubblicazione di una trilogia, preceduto da Io so chi sei e da Zoo, Vengo a prenderti è la superlativa conclusione di una saga che finora mi aveva ingolosita ma non del tutto convinta.
Temevo, forse, che l’autrice non sarebbe stata in grado di tirare tutte le fila di una storia ricchissima di strati e di personaggi, di indagini e di voci.
E invece.
Ho fatto bene a proseguire la trilogia, inseguendo una fiducia di cui ignoro l’origine. Forse mi hanno convinta le altrui opinioni. O forse mi ha convinta il fatto di essere segretamente innamorata del marito della Barbato. Chissà.
Questo terzo capitolo non smentisce le personalità dei protagonisti precedenti, e riesce a mantenerne intatta la voce nonostante il tempo trascorso tra le 3 pubblicazioni e le vicende narrate.
I protagonisti sono quindi piuttosto solidi, e la Barbato non è ricorsa a Deus ex machina o al trito e ritrito escamotage emotivo per risolvere alcuni nodi.
Un encomio per questo, ma anche per la ferrea volontà di NON inseguire la redenzione di alcuni di loro a tutti i costi, o la misericordia per altri.
Pur continuando a rimuginare sul perché quest’autrice tenda a concentrarsi su personaggi femminili particolarmente fastidiosi e a concedere una dose esageratamente generosa di innata simpatia a quelli maschili (pure quelli che se avessero un cuore di carne anziché di carta vorresti prenderli a sprangate), trovo tutto sommato equilibrato l’epilogo della vicenda.
I 3 libri potrebbero essere letti anche singolarmente, o in ordine sparso… personalmente ho scelto di leggerli tutti e in ordine: credo sia ideale per conoscere e comprendere meglio le dinamiche psicologiche dei personaggi coinvolti. È pur vero che in questo modo si affronta l’ultimo libro con qualche “pregiudizio” su molti di loro. Quindi, a voi la scelta…ma resto convinta che per apprezzare Vengo a prenderti sia indispensabile leggere anche Io so chi sei. Giusto per capire quanto è insopportabile Lena, perché vista con gli occhi degli altri personaggi si può pensare che sono snob loro. Invece no. È proprio pirla lei. Garantisco.
LA TRAMA (Se volete leggere gli altri libri saltate questo paragrafo, dato l’inizio di questo romanzo coincide esattamente con l’epilogo degli altri 2. Se pensate di leggere solo questo potete proseguire, non contiene spoiler sull’epilogo definitivo).
I sopravvissuti del capannone sono liberi, ma solo in apparenza. Alcuni di loro sono ancora prigionieri della loro esperienza, altri dei loro stessi limiti, altri ancora del legame con la sequestratrice.
Poi c’è Lena, che di fatto non è mai stata segregata ma che da quando ha conosciuto (e perso) Saverio non è nemmeno più stata libera o padrona di sé stessa.
Alex è sparita con Saverio, nessuno dei 2 sembra mai essere esistito, e dopo un anno dalla scoperta del capannone anche gli inquirenti stanno perdendo la speranza di ritrovarli. Eccezione a questo pessimismo sulla svolta delle indagini è il buon (?) Francesco Caparzo, ossessionato dal caso nella stessa misura in cui lo è di Lena.
L’uomo non solo non ha smesso di indagare, ma trova pure molte piste.
Poi, a molti mesi dalla chiusura del caso, i sopravvissuti iniziano a morire.
E di Alex e Saverio nessuna traccia. Non ufficialmente.
Partendo dal presupposto che Caparzo è sempre Caparzo e Lena è sempre Lena, la novità del romanzo è rappresentata dalla psicologia dei sopravvissuti. Chi erano prima del sequestro? Chi sono diventati durante la prigionia? L’evoluzione subìta nelle gabbie avrà dei risvolti nel quotidiano al di là delle sbarre, ma saranno differenti per ciascuno di loro. Sono cambiati tutti, quindi?
No, molti sono cambiati ma non tutti, ed è evidente nell’immediato chi ha intrapreso una strada e chi un’altra. E anche chi è rimasto a margine, nello stesso punto in cui si trovava prima del sequestro.
Caparzo li osserva tutti. Loro lo sanno. Non sanno però se temere lui o l’assassino.
In questo libro tutto ciò che abbiamo letto in Io so chi sei acquisisce una nuova dimensione, che non ci consente di avvicinarci minimamente a empatizzare con quella lagna stonata di Lena, ma ci consente di comprendere il dietro le quinte.
Non è colpa nostra se anche così ci viene da tifare per i cattivi, è colpa di Lena.
Nonostante nel corso di queste 460 pagine ci sia ben poca azione, il ritmo regge benissimo: ormai siamo ipnotizzati dal duello Caparzo-sequestratore, di Lena ci frega poco e di Anna nulla. Degli altri così così.
Poi c’è Saverio. Vorrei dire molte cose su di lui ma è tutto spoiler.
Uffa.
Di solito a metà libro ho un’idea seppur vaga del bandolo della matassa. Dei sospetti, magari un personaggio fuori dal coro, oppure troppo ordinario, oppure scemo. Stavolta invece non avevo capito, e questo è un enorme punto a favore. Nonostante la sorpresa non ho visto buchi nella trama, altra rarità.
La Barbato non fa leva sulla scemenza o sull’emotività dei protagonisti per uscire da situazioni difficili. Lo schema torna, la trama ha un suo perché, i colpevoli un movente, tutti i pezzi vanno a posto.
Il romanzo funziona, ed era davvero complesso ricostruire un quadro efficace dopo gli altri 2 libri (che, va detto, sono meno convincenti).
Alla fine sarà difficile trovarsi d’accordo con l’epilogo, accettare il ruolo di tutti, perché siamo umani e vorremmo che le cose andassero in un certo modo anche nei libri. E magari quel personaggio poteva fare quell’altra cosa. Invece.
Fatto sta che faccio fatica a digerire il ruolo che l’autrice ha voluto a tutti i costi assegnare a Saverio. D’altra parte comanda lei, e nemmeno l’ultima significativa frase del romanzo può farmi cambiare idea sul valore di questo romanzo (soprattutto nel contesto dell’intera opera).
Ah…per gli affezionati della Barbato: godetevi il cameo di una protagonista di un altro romanzo dell’autrice. Una deliziosa piccola perla.
Recensione di Giulia Baroni
VENGO A PRENDERTI Paola Barbato
Commenta per primo