SOFIA SI VESTE SEMPRE DI NERO Paolo Cognetti

SOFIA SI VESTE SEMPRE DI NERO Paolo Cognetti

SOFIA SI VESTE SEMPRE DI NERO, di Paolo Cognetti (Minimum Fax)

Il libro che vi propongo questa settimana non è un libro recentissimo. Esce per la prima volta nel 2012 e in seconda edizione nel 2017. Il suo autore è Paolo Cognetti. Goffredo Fofi lo descrive come uno degli scrittori contemporanei fra i più “attenti a sentire e narrare il disagio delle nuove generazioni e gli anni difficili dell’adolescenza di questi anni, di fronte a un contesto di incerta sostanza e di sicurezza precaria”. Con “Le otto montagne”, si aggiudica il Premio Strega 2017, il Prix Médicis étranger, il prix François Sommer, l’English Pen Translates Award, il Premio Itas, il Premio Viadana, il Premio Leggimontagna, il Grand Prize del Banff Mountain Book Competition.

 

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Autori come Carver e Salinger, sono fra i suoi maestri. Forse dal primo impara l’arte del racconto breve e dal secondo la voglia di raccontare il complicato mondo dei teenager. Anche al femminile. Paolo Cognetti, infatti, sa come addentrarsi nell’universo donna.

In “Sofia si veste sempre di nero”, seguiamo Sofia in circa trent’anni di storia, dall’infanzia adombrata dalle liti dei genitori, all’adolescenza travagliata da istinti anoressici fino all’età adulta dove con tenacia e ardore, Sofia riesce a dare un senso alle sue giornate.

 

 

Un libro che si legge tutto d’un fiato, dove nessuno è amico o nemico, ma semplicemente persona con i propri problemi e i propri limiti. Non annoia mai e non è mai scontato. Noi lettori ritroviamo pezzettini della nostra storia e forse ci sentiamo un po’ meno soli, in questo viaggio verso la solitudine che è la vita, dove le relazioni sono il fulcro degli accadimenti nel bene e nel male.

 

 

S’intravedono figure di donne e uomini che incantano per la loro fragilità e verità umana, dalla madre, artista incompiuta, al padre, ingegnere assente ma poi presente, alla zia di autonomia operaia che se la prende in casa, all’amica coinquilina cicciona che le massaggia le tempie “con le dita, cercando di ammorbidire i pensieri che la affliggono” (p. 139).

 

 

Sofia entra nel mondo della letteratura così: “Rossana [la madre] sussultò. In quel momento la cosa, nel bagno tiepido in cui si trovava, la navicella che da settimane era un ottovolante di euforia e disperazione, sentì una scarica di adrenalina arrivare dritta dal cordone ombelicale, si svegliò dal sonnellino pomeridiano e diede un calcio a sua madre.” (p. 53)

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