NOI DUE CI APPARTENIAMO, di Roberto Saviano (Fuoriscena – aprile 2024)
Mentre leggi questo libro, spesso rimani incredula che, nel 2024, esista ancora una certa cultura, quella che la donna deve stare a casa a fare figli, punto. Nascere donna in ambiente mafioso è una tragedia in quanto, reclusa in casa con la propria famiglia prima, e reclusa in casa con il marito poi. Che dire del fatto che spesso i matrimoni sono combinati? Nessuno ti aiuta se il marito ti picchia, anzi! Se non tieni un profilo basso, le botte sono l’unico mezzo che il mafioso ha per farti abbassare la testa.
L’uomo mafioso può avere l’amante e questo è segno di potere, di virilità. La moglie di un mafioso no! Avere un amante significa attribuire al proprio marito un segno di debolezza, di poca virilità. E quando il tradimento viene scoperto, non solo si uccide il rivale, ma anche la moglie fedifraga.
Ci sono donne però che a questo sistema si sono ribellate con l’unico mezzo che avevano a loro disposizione: collaborare con la giustizia. Rivelare tutti gli intrecci, gli affari illeciti, le connivenze. Se da una parte questa loro denuncia viene vista dalla famiglia come un’infamia e un tradimento, dallo Stato arriva una via di fuga. Entrare in un programma di protezione testimoni. Cambiare città, cambiare nome, tagliare i ponti con il passato. Alcune donne lo hanno fatto, altre sono state barbaramente uccise, altre ancora non ne hanno avuto il coraggio accettando passivamente la loro vita.
Recensione di Erika Marinoni
SOLO È IL CORAGGIO. Giovanni Falcone, il romanzo Roberto Saviano
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