PREMIO PULITZER 1973: LA FIGLIA DELL’OTTIMISTA, di Eudora Welty (Minimum Fax)
Nel 1973 ha vinto il Pulizer per la narrativa. La scrittura della Welty, esponente di punta della southern literature, ha la capacità di far esplodere una pluralità di voci.
La sua estrema abilità nel costruire storie si basa su due aspetti artistici diversi e complementari: quello delle inside stories (l’aspetto dell’introspezione, delle sfumature intime dei personaggi) e quello delle outside stories (aspetto anche comico che si fonda sull’osservazione dell’esterno, dell’anima dei luoghi, per svelare i personaggi).
E questi due aspetti emergono con forza in questo romanzo scritto nel ’72.
Il giudice McKelva, sulla settantina, viene ricoverato a New Orleans per un problema a un occhio.
Da Chicago, arriva sua figlia Laurel che si confronterà con la seconda moglie del padre Fay.
Il confronto sarà serrato nel momento in cui il giudice, in modo inaspettato, morirà.
Sullo sfondo il Mississippi, e in primo piano i dialoghi tra Laurel e Fay, con il contorno dei personaggi della comunità.
È una lotta tra tradizioni, passato, ricordi, amore e avidità, pochezza di sentimenti e leggerezza. Tutto passa attraverso i dialoghi nitidi e precisi.
La Welty, maestra indiscussa del romanzo di famiglia, tocca, con questa opera la vetta dell’arte e crea due ritratti femminili complessi e decisamente affascinanti.
Recensione di Solidea Vitali
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