HALLOWEEN IN LETTERATURA: può una festa contribuire al successo di un genere letterario?

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HALLOWEEN IN LETTERATURA: può una festa contribuire al successo di un genere letterario?

Il termine Halloween deriva dall’espressione scozzese All Hallows’ Eve, “vigilia di tutti gli spiriti sacri”, cioè la vigilia di Ognissanti (in inglese arcaico “All Hallows’ Day”, moderno All Saints’ Day). Si tratta di una ricorrenza che trae le sue origini nella festa celtica di Samhain, che significa “fine dell’estate”.

Robert Burns, nel 1785, nella poesia Halloween, descrive questa festività come «una notte in cui streghe, diavoli e altri esseri malvagi se ne vanno in giro per le loro funeste commissioni di mezzanotte».

Il più celebre e forse primo riferimento in letteratura si deve a Shakespeare, che ne parlò nella commedia “Misura per misura” (1603). Il primo a scrivere dell’usanza di fare scherzi (Trick or treat, «dolcetto o scherzetto»), fu invece nel 1780 il poeta scozzese John Mayne, nella sua “What fearfu’ pranks ensue!”

Uno dei simboli principali di questa festa è la zucca intagliata che risale alla tradizione di intagliare rape per farne lanterne con cui ricordare le anime del Purgatorio. L’espressione Jack-o’-lantern con cui viene identificata la zucca lavorata a mano, deriva a sua volta da una leggenda irlandese in cui un fabbro di nome Jack riuscì a imbrogliare il diavolo che, anni dopo, gli lanciò un tizzone ardente che lui posizionò all’interno di una rapa che aveva con sé. Ma perché oggi si parla di zucche? Perché quando gli irlandesi e gli scozzesi emigrarono in America sostituirono le rape con le zucche. Ecco quindi perché i primi riferimenti letterari a questa tradizione li troviamo in America e in particolare in “La leggenda di Sleepy Hollow” (1820), un racconto dello scrittore statunitense Washington Irving; e in un altro di Nathaniel Hawthorne del 1837.

In quegli anni la festività di Halloween cominciò ad assumere sempre maggiore importanza, contribuendo a introdurre nell’immaginario esseri soprannaturali di ogni tipo, e andando di pari passo con la pubblicazione delle più celebri opere gotiche e horror: Frankestein di Mary Shelley (1818); Il vampiro di John Polidori (1819); Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson (1886); e Dracula di Bram Stoker (1897). Moltissimi anche i riferimenti letterari nel Novecento, dove mostri e soprannaturale ormai la fanno da padrone anche al cinema e nelle serie tv. In letteratura, tra i tanti casi, si possono citare per tutti Agatha Christie (in particolare lo utilizzò in Poirot e la strage degli innocenti del 1969); e il re dell’horror Stephen King (in The Dome del 2009) che però non lo ama particolarmente perché la gente il 31 ottobre lo tormenta: «Non venite a casa mia ad Halloween!», ha scritto sul suo sito.

Recensione di Massimiliano Caruso

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