PACIV TUKE Sporchi cannibali e ladri di bambini Simona Fiori

PACIV TUKE

PACIV TUKE Sporchi cannibali e ladri di bambini, di Simona Fiori (Saecula)

Quella che ci portiamo dentro del circo è un’immagine stereotipata, tipica, come tipici e stereotipati sono i personaggi che animano questo testo: il nano, la donna barbuta, i trapezisti e la mentecatta con l’orsa al guinzaglio. Forse è proprio questa stereotipizzazione che ci fa entrare subito in sintonia con loro.

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O sono loro che entrano subito in sintonia con il lettore che si trasforma in pubblico, in spettatore del loro spettacolo, che è la loro vita, attraverso un periodo storico di cui i libri parlano tantissimo, ma solo a metà e in cui alcuni esseri umani sono destinati ad una maledetta riproduzione in serie dei loro destini.

L’ assassinio, nei campi di concentramento, degli zingari segue lo stesso terribile modus operandi di quello degli ebrei, degli omosessuali, dei dissidenti politici. Gli storpi muoiono, chi possiede un mestiere si salva e chi riesce scappa. La causa di una questione rom poco nota, risiede nella mancanza di fonti scritte, giacché ancora oggi hanno praticamente una tradizione solo orale. Leggere questo libro ci apre gli occhi su una cultura che è vittima essa stessa di stereotipi costruiti e accavallati nei secoli e ancora vivi.

 

Una storia di zingari che, pagina dopo pagina, iniziano ad assumere le sembianze di ciò che sono veramente: esseri umani con le loro paure,le loro gioie,le loro insicurezze,i loro sentimenti, i loro vezzi e le loro manie.

L’atmosfera del sogno si mescola continuamente a quella della realtà, anche nelle descrizioni più crude ci si chiede se si stia sognando, se l’ autrice ci stia raccontando un incubo. Purtroppo fu la realtà. Un libro di cui è molto difficile scrivere, che richiede solo il raccoglimento e il rispetto per migliaia di vite umane che hanno scritto la parola fine, e questo vale anche per i sopravvissuti, in un campo di concentramento.

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