
L’UOMO CHE VOLEVA ESSERE MAIGRET, di Maurizio Testa (Robin Edizioni)

È la storia di Giulio Medrès, ispettore dell’azienda comunale dei trasporti di Roma e appassionato lettore di Maigret con una fortissima identificazione con il personaggio, che vive il proprio lavoro di controllore dei biglietti come fosse un incarico ispettivo e ancor più una sorta di indagine psicologica nel capire chi dentro quel certo autobus sia colpevole di non aver pagato il biglietto.
Non riesce a fumarla, ma ha sempre con sé una pipa, o in tasca o fra i denti, ovviamente sempre spenta.
All’ultimo piano del suo palazzo vive una vedova che gli ricorda moltissimo la signora Maigret. il suo sogno ricorrente è quello di sposarla, anche se nonostante tutte le sue fantasie, si rende conto che è un fatto destinato a rimanere un sogno.
Nel suo sentirsi investigatore ‘alla Maigret’, si improvvisa detective di un presunto traffico di biglietti falsi. La sua strampalata indagine lo fa imbattere in una serie di delitti efferati che tenterà di ricondurre alle sue assurde supposizioni.
Finirà così per risolvere brillantemente il caso, continuando a pensare di aver sventato un ‘pericoloso’ traffico di biglietti falsi.
Il romanzo ha poi un suo svolgimento che non sto qui a spoilerare.
Recensione di Riccardo Vinciguerra
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