LA DONNA DEGLI ALBERI, di Lorenzo Marone
Perplessa. Ho acquistato questo ultimo libro di Marone al buio, basandomi sulla stima che nutro per l’autore. Ho avuto una sorpresa: mi sono trovata davanti un Marone completamente diverso dai precedenti romanzi. Il racconto altro non è che un lunghissimo diario, senza dialoghi, di una donna, di cui non sapremo mai il nome né l’età, né la provenienza, che fugge dalla città e dalla sua vita, per rifugiarsi in una vecchia baita di proprietà dei genitori, in uno sperduto paese di montagna, località imprecisata.
Durante un lungo, duro, freddo inverno, come solo sanno esserlo quelli di montagna, la protagonista vivrà un’esistenza isolata, accontentandosi di soddisfare le necessità primarie, trascrivendo le sue emozioni, assaporando le sensazioni della natura. Nel suo cammino incontrerà altre anime diverse, strane, forgiate dalla montagna, di cui non sapremo mai il nome, solo il soprannome che lei stessa crea: lo Straniero, la Guaritrice, la Benefattrice, la Rossa…e intorno la natura maestosa, con i suoi alberi e i suoi animali, con i quali la donna piano piano si fa tutt’uno.
Stile ineccepibile, pieno, descrizioni dettagliate della montagna, dei suoi cambiamenti al ritmo delle stagioni, ma la narrazione mi ha lasciato un punto interrogativo. Mi sono immaginata che l’autore volesse raccontare una favola per adulti, facendoci riflettere sul potere ampio, potente, della natura, a volta matrigna, a volte benevola, che comunque ci sovrasta.
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