UNA STORIA PRIVATA La saga dei Morando, di Carla Maria Russo (Piemme)
” Pietro Morando amava, di tanto in tanto, tornare nel piccolo monolocale a piano terra di Porta Ticinese nel quale era nato, lungo l’alzaia Naviglio Grande, a ridosso del vicolo Lavandai..”.
È da qui che parte la nostra storia, dalla Milano degli anni ’30, durante l’adolescenza del nostro protagonista figura enigmatica, violenta a tratti crudele, una vita strettamente legata alla famiglia Ronchi in modo particolare ai fratelli Ettore e Giovanni suoi coetanei e alla di loro sorella Lucia. Lucia Ronchi colei di cui è perdutamente innamorato, l’unica donna che potrebbe aiutarlo a vivere una vita serena e con la quale forse riuscirebbe a provare quel calore di un focolaio domestico che la sua famiglia gli ha sempre negato. L’ abbrutimento della situazione politica- sociale però non aiutano Pietro, infatti la sua vita ne sarà brutalmente impregnata e fatalmente segnata, soprattutto dopo l’abbandono della madre per la quale prova un’ amore sconfinato.
Sarà proprio questa perdita che lo porterà a chiudersi verso il prossimo riversando su tutto e tutti un odio cieco e totale. La figura di Pietro viene scoperta piano piano, pagina dopo pagina in contrasto alla storia di Emanuele, uno dei suoi figli; il romanzo infatti è scritto su due piani distinti. Quello che riguarda Emanuele è più contemporaneo un’ uomo dalle mille sfaccettature, colui che apparentemente non vuole farsi coinvolgere dalla vita familiare ma che poi si troverà invischiato a fare i conti con la storia del padre legata indissolubilmente alla storia del nostro paese e che determina la storia futura della famiglia Morando.
Carla Maria Russo, nota soprattutto come autrice di romanzi storici, in questo libro da una impronta originale al tema dei legami familiari sottolineando come il confine tra il bene e il male non è mai così netto ne radicato. Sicuramente pregio dell’autrice è quello di mostrarci le due facce di Milano a distanza di 70anni, diversissime tra loro eppure accomunate da una vitalità ed energia tipica della città meneghina. I richiami storici, inoltre, sono ottimi e danno valore alla storia. Ho notato però, a differenza dei romanzi letti in precedenza, che pur mantenendo uno stile scorrevole e di facile lettura non mostra un ritmo narrativa costante; in certi momenti lento e con molte ripetizioni poi improvvisamente diventa rapido come se si volesse arrivare velocemente alla fine, conclusione che lascia nel lettore un certo senso di irrequietezza e incompletezza perché sembra un finale sospeso.
Recensione di Chiara Vicomario
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