Abbiamo Intervistato Daniele Cargnino della Libreria La Ciurma – Torino

Abbiamo Intervistato Daniele Cargnino della Libreria La Ciurma – Torino

 

Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?

La libreria indipendente La Ciurma nasce quattro mesi fa, ma la sua genesi è leggermente più lontana. Il progetto di aprire una libreria di quartiere fa capolino nella testa del libraio qualche anno prima, mentre pensava a che direzione potesse prendere la sua vita- e a come far convergere la sua passione per la lettura e la scrittura al servizio della zona in cui è nato e cresciuto. Ufficialmente però La Ciurma solca il mare dei libri dall’ottobre 2023.

 

Daniele Cargnino

 

 

Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?

Uno dei punti fondamentali della Ciurma è che dentro la libreria non ci sono clienti o titolari, ma amiche e amici, lettrici e lettori di tutte le età- dai bimbi più piccoli che guardano i libri illustrati fino alla memoria storica rappresentata dagli anziani che si fermano a chiacchierare- che permettono di creare rete, socialità e condivisione, al di là della vendita del libro, chiaramente fondamentale per questo tipo di progetto. Ma più di tutto La Ciurma vorrebbe rappresentare un modello alternativo aperto a tutti e tutte, perché senza nessuno che la vive, una libreria non ha senso di esistere.

 

Lettori si nasce o si diventa?

Lettori si diventa, ma è imprescindibile avere quella scintilla di curiosità che ti permette di girare le pagine di un libro e scoprire, curiosare, esplorare. Pagina dopo pagina, riga dopo riga. E poi ricominciare.

 

 

 

Essere librai nel 2024: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?

Il libraio e il lettore sono due figure complementari e hanno bisogno l’uno dell’altro. Senza stare a dilungarsi in discorsi di natura economica- l’aumento dei prezzi inversamente proporzionale al costo della vita o il solito luogo comune sul fatto che le persone leggono meno- io credo sia importante invece mettere l’accento sulla nascita e il mantenimento delle librerie indipendenti e del rapporto che si viene a creare tra librai e lettori- tra fiducia e consigli. Naturalmente bisogna sempre alimentare questo fuoco con nuove idee e proposte, cercare di offrire libri originali e belli, saper pescare tra le novità più interessanti- e a ogni lettore che entra in libreria dar loro il libro giusto. E questa è una cosa che nel tempo non cambierà mai- per ogni appassionato di lettura c’è sempre il libro giusto- sta al libraio cercare di capire quale sia.

 

Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?

Si può pensare tutto il bene del mondo dei social, o il suo contrario. Ma è la realtà in cui viviamo, ci piaccia o meno. Credo che una cosa non escluda l’altra, si può essere appassionati lettori e stare sui social, che danno modo di scoprire anche libri interessanti o recensirli, consigliarli. Noi come Ciurma siamo presenti su Facebook, Instagram e abbiamo un nostro sito e devo dire che i primi riscontri sono positivi. Postiamo le foto delle nuove uscite dei libri, delle iniziative e attività che facciamo, cerchiamo di stare dietro i ritmi frenetici della vita- virtuale- contemporanea ma allo stesso tempo la libreria è e deve essere un rifugio in cui ognuno si prende e si riappropria del proprio tempo. Fare finta che i social non incidano sulle nostre vite è da ingenui, basta dare loro il giusto peso senza dimenticare le altre cose.

 

 

Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come I leoni di Sicilia e La portalettere, per citarne alcuni, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?

Il passaparola è fondamentale per quei libri che non hanno i mezzi di emergere, anche se qualitativamente molto belli. Noi da parte nostra ad esempio abbiamo spinto molto Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi e L’ultima cosa bella sulla faccia della terra di Micheal Bible. Credo che il loro successo, così come di altri libri scritti bene o meno bene, derivi dal fatto che alla gente piacciano le storie, che si tratti di una saga familiare, di una storia vera o di altri generi. Alla fine sono i lettori che decretano il successo o meno di un libro, e questo è un processo molto democratico. Possiamo poi discutere se sia una cosa meritocratica, ma comunque funziona così. Io per esempio sono molto settoriale e cerco sempre di proporre i libri che trovo interessanti e che secondo me valga la pena leggere, anche solo per fare viaggiare la mente in territori diversi e inesplorati.

 

Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?

Il prossimo tormentone non sappiamo quale possa essere, ma spero sia un bel libro di un autore o autrice che se lo meriti e talentuoso, perché troppe volte le opere che meritano di emergere vengono soffocate dalle tonnellate di libri che escono nel nostro paese e di cui la maggior parte scompaiono o vengono dimenticate nel giro di qualche settimana. E questo a mio avviso è ingiusto perché di bravi scrittori ce ne sono, basta solo saperli riconoscere. O chiedere alla vostra Ciurma di fiducia.

 

 

 

In molti, sul nostro gruppo FB, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?

Non pensiamo che i ragazzi leggono meno, o meglio- leggono meno ma probabilmente questo è dovuto a più fattori. Che vanno dal bombardamento a cui sono sottoposti- i social, la Tv, e così via all’essere sempre meno abituati a esprimere un pensiero critico- cosa che la lettura insegna a fare. Paradossalmente i ragazzi giovani oggigiorno hanno più accesso a qualunque tipo di informazione rispetto a qualunque altra generazione in passato che non sanno come fare, arriva da tutte le parti, e molti di loro la schivano o si lasciano ingannare dalle cosiddette fake news. Noi siamo contenti quando in libreria vengono degli adolescenti e curiosano tra gli scaffali, così come ci sentiamo utili quando i genitori cercano e chiedono le letture animate per i bambini più piccoli, dai due tre anni in su. Perché la cultura e la curiosità giocano un ruolo fondamentale fin dalla tenera età. Poi è chiaro che la lettura è un piacere, non un obbligo o una gara. Non è che se un ragazzo non ha questa passione, vale di meno. Certo si perde molto, perché pochi piaceri al mondo sono come una bella lettura, magari seduti su un treno che sta andando al mare. Anche in questo caso non esistono strategie, se non quella di offrire loro un’alternativa interessante come può essere coinvolgerli in progetti interessanti e stimolanti e dire loro che un libro non è una cosa da sfigati e da secchioni, ma una sfida con se stessi e il mondo che dovranno affrontare.

 

 

Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?

Così come i social, anche i tablet sono diventati di uso comune. L’importante è leggere, non importa come lo si faccia. E non credo nemmeno che possano rappresentare un pericolo per la l’editoria classica. Il libro è un evergreen, che lo si compri per uso personale o per un regalo. E’ un oggetto bellissimo, e non morirà mai. Chi per motivi di spazio o perché meno materialista preferisce una lettura digitale non ha nessuna colpa, anzi magari legge un bel romanzo e poi lo viene a comprare in forma cartacea. I pericoli cui devono stare attenti l’editoria o le librerie sono ben altri.

 

Consigliate tre libri (editati negli ultimi anni), secondo voi imperdibili, ai nostri lettori, motivandone la scelta.

Oltre il già citato Ferrovie del Messico, altri tre titoli che meritano di essere definiti grande letteratura potrebbero essere:

Casa di foglie ,di Mark Z. Danielewsky (66thand2nd) per la sua ardita e a dir poco sperimentale struttura narrativa, caratterizzata da una trama labirintica e non lineare. Più che un libro, un’esperienza visiva e sensoriale

 –Il tempo è un bastardo, di Jennifer Egan (Minimum Fax) parla di ricordi, affinità, autodistruzione e redenzione. Praticamente gli argomenti che dovrebbe avere ogni buon libro
 –Limonov, di Emmanuel Carrère (Adelphi) ci fa immergere in una storia complicata, avventurosa e affascinante. Esattamente come il suo protagonista

 

redazione@ilpassaparoladeilibri.it

 

 

FERROVIE DEL MESSICO Gian Marco Griffi

IL LIBRO DEL MESE: FERROVIE DEL MESSICO Gian Marco Griffi

 

UN ROMANZO COMPLICATO: CASA DI FOGLIE Mark Z. Danielewsky

UN ROMANZO COMPLICATO: CASA DI FOGLIE Mark Z. Danielewsky

 

PREMIO PULITZER 2011: IL TEMPO È UN BASTARDO Jennifer Egan

PREMIO PULITZER 2011: IL TEMPO È UN BASTARDO Jennifer Egan

 

Perché la biografia di questo scrittore piace e i suoi testi un po’ meno? – LIMONÒV Emmanuel Carrère

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L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

3 Commenti

  1. Sono proprio contenta di aver segnalato un ragazzo volenteroso e soprattutto coraggioso, che aggiunge cultura al nostro quartiere!!!

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