IL MAESTRO E MARGHERITA Michail Bulgakov

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IL MAESTRO E MARGHERITA, di Michail Bulgakov

Recensione 1

Ho riletto questo grande romanzo del ‘900 per la terza volta. No, non sono matta. A me succede così con i grandi classici: ogni tanto li devo rileggere perché sento che qualcosa mi è sfuggito.

La prima lettura risale a circa 10 anni fa…mi è scivolato addosso come acqua fresca. Non mi rimase dentro niente, se non l’immagine di una pazza a cavallo di una scopa sopra i cieli di Mosca.

 

L’ho poi ripreso lo scorso anno per una lettura condivisa e mi si è aperto un mondo: Il Maestro e Margherita è una grande festa letteraria con invenzioni, colpi di scena, situazioni comiche, grottesche, satiriche, oniriche che si contrappongono ad atmosfere più cupe, angosciose e tormentate.

Questa volta l’ho riletto con uno scopo ben preciso, l’intento di farlo rientrare nel percorso di un circolo letterario dal tema “l’eterna lotta tra bene e male”…e sono giunta alla conclusione che in questo romanzo benchè sia presente Woland, il diavolo appunto, e Ha-Nozri, Gesù, questa lotta non c’è!

“…e così, chi sei infine?

Io sono una parte di quella forza

che eternamente vuole il male

e eternamente compie il bene.”

Goethe, Faust

 

Quindi forse le due parti si compenetrano, si completano, si fondono, non può esserci l’una senza l’altra.

Woland è il male, Woland è Satana, Woland però attraverso il suo operato sicuramente maligno svela, smaschera, rivela, libera e riporta in vita.

 

Arriva a Mosca con la sua combriccola sgangherata per organizzare il Ballo di Satana e verificare i risultati del suo operato tra gli uomini e mentre cerca la sua Regina di Saba giudica e punisce viltà, meschinerie e soprusi.

“Del resto in questi ultimi tempi hanno fatto porcherie spaventose. Si sbronzano, allacciano relazioni con donne approfittando della propria posizione, non fanno un accidente e non fanno niente per il semplice motivo che non capiscono niente del lavoro che è stato loro affidato. Danno da intendere lucciole per lanterne ai loro superiori!”

 

Woland mette l’umanità alla prova, come un abile tentatore: misura la cattiveria degli uomini, la giudica e punisce e sbeffeggia molti rappresentanti del potere sovietico giudicandoli privi di morale e senso della giustizia.

“…è gente normale…Ama il denaro, ma è sempre stato così…L’Umanità ama il denaro, di qualunque cosa sia fatto: di cuoio, di carta, di bronzo o d’oro. Sì, è sconsiderata…”

 

E Margherita?

Margherita è la Regina del Saba di Woland. E’ una donna passionale, rinchiusa in un matrimonio infelice, che si innamora perdutamente di un artista, uno scrittore, il Maestro, e per salvarlo dal manicomio, dove viene ingiustamente rinchiuso, scende a patti con il Diavolo e diventa la Regina del suo Saba.

 

Non è una principessa indifesa in attesa di essere salvata dal principe azzurro…ma una donna fiera, orgogliosa, intrepida, combattiva, quasi spavalda, non ha paura neanche del Diavolo pur di salvare il suo innamorato.

E per fare questo non vive nessuna tribolazione, nessun tormento interiore, non oppone resistenza alcuna, è pronta a tutto. E nel momento in cui prende questa decisione è come se facesse esperienza di una immensa liberazione, si sente invisibile e libera e “vola, vola via”.

 

Vola sulla città, vola sulla campagna e la natura e diventa la Regina di questa nuova dimensione, e diventa Regina di sé stessa.

“I suoi pensieri non erano scompigliati, non era per nulla scossa per aver trascorso la notte in modo sovrannaturale. Non l’emozionava il ricordo della sua presenza al ballo di Satana, né che per un miracolo il Maestro le fosse stato restituito, che dalla cenere fosse risorto il romanzo, che tutto fosse di nuovo al proprio posto nello scantinato nel vicolo. Insomma, la conoscenza con Woland non le aveva recato alcun nocumento spirituale. Tutto era andato così come doveva andare.”

 

E se da una parte Margherita vive con entusiasmo e trasporto questa esperienza, il Maestro è invece un uomo tribolato, pieno di angosce e insicurezze, è un debole, incapace di difendere la grande verità del suo lavoro pur credendo nel suo valore.

 

Nel suo manoscritto, dove racconta la storia di Pilato, ha cercato di raccontare la verità, la libertà ma non ha avuto il coraggio di difendere sé stesso dai dettami del regime.

 

Brucia il suo manoscritto sperando di salvarsi, rappresentando così la metafora della condizione dello scrittore nella società letteraria sovietica. Woland gli dirà che “i manoscritti non bruciano” e il suo libro continuerà ad esistere.

Il Maestro è quindi come Pilato, il protagonista della sua opera, incapace di comprendere la bellezza e il messaggio di salvezza del Cristo, lo può solo intuire ma la paura delle conseguenze della sua liberazione gli farà scegliere la strada più semplice, la sua condanna a morte.

 

Di fronte a Pilato c’è un Gesù stanco e sofferente ma combattivo, un uomo che predica la bontà universale senza perdere di vista la potenza politica del suo messaggio: “Ogni potere è violenza sull’uomo e verrà un tempo in cui non vi saranno né potere né cesari né qualsiasi altra autorità. L’uomo giungerà al regno della verità e della giustizia, dove non occorrerà alcun potere”.

 

E allora più che la lotta tra bene e male, POTERE, VERITA’ e GIUSTIZIA sono i grandi temi del romanzo che si mescolano al più importante in assoluto, quella della PASSIONE, come scrisse Montale:

 

“un romanzo-poema o, se volete, uno show in cui intervengono numerosissimi personaggi. Un libro in cui un realismo quasi crudele si fonde o si mescola col più alto dei possibili temi – quello della passione – non poteva essere concepito e svolto che da un cervello poeticamente allucinato”

Recensione di Cristina Costa

 

Recensione 2

Scrivere una recensione dell’opera di un mostro sacro come Bulgakov ”fa tremare le vene e i polsi”… Per questo mi limiterò a fornire alcuni spunti che possano stimolare la lettura di questo romanzo fantasmagorico, che ha come interprete principale addirittura il Diavolo!

Interessante segnalare che il romanzo uscì dopo molte censure e oltre 20 anni dalla morte dell’autore; Bulgakov aveva iniziato a scriverlo 40 anni prima e in un momento di disperazione per le censure subite dal regime stalinista, aveva addirittura bruciato il manoscritto.

Se dovessi dire 3 parole che meglio caratterizzano il romanzo queste sono:

  • Fantasia: perché è originale, surreale, a tratti grottesco
  • Ironia: che diventa satira quando si riferisce al regime stalinista
  • Passione: perché narra della relazione amorosa fra il Maestro, uno scrittore, e Margherita una donna misteriosa.

 

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Il Maestro e Margherita racconta due diverse storie: i capitoli dedicati all’una e all’altra si alternano dall’inizio alla fine del romanzo.

La prima storia è ambientata a Mosca negli anni trenta del Novecento, dove arriva un sedicente professore di magia nera (Woland) che si rivelerà essere il diavolo, per affermare i valori del male. La seconda storia è invece ambientata a Gerusalemme ai tempi del prefetto romano Ponzio Pilato che si interroga se processare Gesù sia giusto o meno.

La prima storia inizia in un parco di Mosca: un poeta (Ponyrëv) e uno scrittore (Berlioz) stanno conversando quanto irrompe un uomo di nome Woland, che si dice esperto di magia nera. I tre discutono dell’esistenza di Gesù Cristo.

Woland per convincere i due che Gesù sia davvero esistito porta la sua testimonianza, affermando di essere stato al suo processo a Gerusalemme (e qui il riferimento è alla seconda storia del romanzo). Per rendersi più credibile Woland predice la morte di Berlioz, che poco dopo effettivamente avviene. Ponyrëv rimane scioccato dalla scena fino ad impazzire.

Viene rinchiuso in manicomio, dove incontra un paziente, uno scrittore che si fa chiamare “Maestro” che gli racconta che la sua pazzia ha origine dalla storia d’amore avuta con una donna – la Margherita del titolo – e dalle dure critiche subite dai letterati sovietici per il suo romanzo su Ponzio Pilato. Rivela inoltre a Ponyrëv che Woland altro non è che il Diavolo.

 

 

Nella seconda parte del romanzo appare Margherita, che viene coinvolta in varie peripezie da Woland e dai coloriti personaggi che lo attorniano: in particolare la strega Hella, i servitori Korov’ev e Azzalello e il gatto nero Behemoth, protagonista di una serie di situazioni sbalorditive e davvero esilaranti.

Woland offrirà a Margherita un’opportunità di liberare l’amato Maestro, chiedendo come contropartita che diventi una strega. Memorabile il volo di  Margherita nuda a cavallo di una scopa su tutta Mosca e il gran ballo di Satana di cui è regina, a cui partecipano i dannati di ogni specie che urlano, danzano nudi, si tuffano in una piscina colma di champagne e poi svaniscono nel nulla.

Recensione di Lorella Palla

Presente nelle 5 recensioni più cliccate a Dicembre 2019

 

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