IL PIANISTA Władysław Szpilman

IL PIANISTA Władysław Szpilman

IL PIANISTA, di Władysław Szpilman

Ho deciso di leggere questo libro per la giornata della memoria, ogni anno voglio leggerne uno che mi ricordi ciò che è successo, ciò che ho studiato sulle pagine dei libri di storia, parole scritte che colpiscono più duramente di un pugno nello stomaco. Ognuno di loro fa comprendere una sfaccettatura di ciò che è stata la Seconda Guerra Mondiale e il nazismo.

IL PIANISTA Władysław Szpilman
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Come molti sapranno Szpilman era un pianista che suonava per la radio polacca, faceva parte dell’intellighenzia ed era conosciuto e amato in patria. Questa fu una delle ragioni per cui lui sopravvisse, mentre tutta la sua famiglia, padre, madre, due sorelle e un fratello furono uccisi nel campo di concentramento. Il libro è la narrazione, buttata giù dall’autore nei primi anni dopo la fine del nazismo, della sua vita dallo scoppio della guerra al 1945, l’anno in cui la Polonia fu liberata: la storia del ghetto di Varsavia, uno dei ghetti più famosi. Rastrellato e raso al suolo poco prima della disfatta, ciò che più mi ha scioccata di questo racconto è la normalità con cui viene raccontato.

Mi è sembrato di leggere uno romanzo distopico, tipo 1984 di Orwell o Hunger Games della Collins, solo che ciò che prendeva forma nella mia mente erano fatti veramente accaduti. Inimmaginabile, penso sia il termine più adeguato. Alla prima confusione seguita alla conquista tedesca, la vita nel ghetto è scandita dall’orologio della morte, ma vissuta nella quotidianità di cui un essere umano necessita per continuare a sopravvivere e sperare.

“Per quanto orribili, queste notizie non riuscivano a turbare il nostro piacere animalesco di essere ancora vivi e di sapere che essendo sfuggiti alla morte non correvamo ora alcun pericolo immediato.” Si camminava al mattino tra i cadaveri putrefatti nelle strade, senza più farci caso. Un mondo impossibile, ma esistito, “il pericolo reale era costituito da ciò che ti sarebbe potuto succedere del tutto inaspettatamente, come un fulmine a ciel sereno: non preannunciato da regole e regolamenti, per quanto inattendibili.”

L’unica cosa da fare era cercare di resistere. “Tutto prima o poi finirà, perché in realtà è tutto privo di senso.” Eppure dei tre milioni e mezzo di ebrei che una volta vivevano in Polonia solo duecentoquarantamila sono sopravvissuti al nazismo. Annientati come pulci, non esseri viventi, da gente normale, padri di famiglia che si “divertivano a uccidere i bambini prendendoli per i piedi e sbattendoli contro un muro. “Siamo così costretti a bere fino in fondo l’amaro calice. Tutta la nostra nazione dovrò pagare per tutte le ingiustizie e le infelicità, per tutti i crimini che abbiamo commesso.

Molto difficile da leggere, scioccante e necessario.

Recensione di Laura Rizzoglio

IL PIANISTA Władysław Szpilman

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