ORA BASTA CON L’AMICA GENIALE!!! – L’AMICA GENIALE, di Elena Ferrante
Finalmente ho terminato questo romanzo interrotto a metà due anni fa.
Non credo abbia bisogno di presentazioni: Napoli, Anni ’50, Elena Greco e Raffaella Cerullo alle prese con la loro infanzia e adolescenza in un rione difficile.
Perché l’ho abbandonato? Vi chiederete, dato che è un best-seller acclamato ovunque e da chiunque. Perché c’è una differenza abissale tra lo stile di scrittura e ciò che viene narrato.
La scrittura è meravigliosa, ricca, trascinante. È armoniosa, fresca, con moltissimi vocaboli. Riesce a evocare subito ogni sensazione, ogni emozione e pensiero è descritto così chiaramente che non potrebbe essere altrimenti.
La trama? Terribile, a mio parere certo. Ma perché in Italia un libro, per essere realistico, deve sempre trattare di situazioni degradate? Perché continuare a indugiare sempre sulla sporcizia, i compaesani violenti, la miseria senza fine? Da Verga a ‘L’Arminuta’ è sempre quella la minestra. E in questo ‘L’Amica Geniale’ non aggiunge proprio nulla di nuovo.
Perché il passato deve essere per forza buio, infame e ignorante? Gli Anni 50 erano poveri, sì, ma dov’è finita la voglia di rinascita? La gioia travolgente per la fine della catastrofe che fu la Seconda Guerra Mondiale? La smania delle nuove mode dagli Stati Uniti? L’idea che il peggio è passato e si può solo risalire?
Sono desolata di vedere acclamati romanzi così disfattisti e anche così umilianti. Perché, per quanto povero può essere un rione di Napoli, la gente dovrebbe desiderare di vedere il meglio, non il peggio, del luogo in cui vive. Non è così?
Si può essere poveri anche senza descrivere l’acqua sporca e le botte in ogni libro pubblicato. Altrimenti si cade nel fatalismo e nell’idea che gli abitanti devono per forza rispecchiare l’ambiente in cui vivono, come per Émile Zola.
Recensione di Rossana Bandi
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