OLTRE L’INVERNO, di Isabel Allende (Feltrinelli)
Vari anni fa ho letto con piacere tutti i romanzi della Allende, dal più famoso “La casa degli spiriti” a perle come “D’amore e ombra”, per concludere il viaggio con Paula, che mi ha lasciato una tristezza venata di amore e speranza che mi ha accompagnato per lungo tempo. Non ho quindi osato leggere altro della Allende per timore di rimanere delusa fino a poco tempo fa, quando l’ho riscoperta scrittrice non solo di saghe familiari, con “Il gioco di Ripper”. Il libro che ho letto in questi giorni unisce le due anime dell’autrice, toccando con delicatezza temi taglienti come l’immigrazione clandestina e la schiavitù negli Stati Uniti ai giorni d’oggi, passando per le tragiche oppressioni che hanno afflitto i Paesi del Sud America, nello specifico Cile, Brasile e Guatemala, ammorbidendo il tutto con una storia principale a tinte gialle venata da un’ironia pungente che rende la lettura più agevole.
Richard, professore ipocondriaco, solitario, ex-alcolista e con morti tragiche alle spalle, tampona, a causa di una bufera di neve, Evelyn, immigrata clandestina guatemalteca, balbuziente, traumatizzata dagli eventi passati che l’hanno fatta fuggire prima dal suo Paese e poi dalla casa della madre. A causa delle serie difficoltà di comprensione tra i due, l’uomo chiede aiuto ad una sua vicina, Lucìa, studiosa e scrittrice cilena che nonostante le vicissitudini vissute, conserva un carattere solare ed ottimista.
L’incontro tra i tre e ciò che ne consegue è il pretesto per affrontare i succitati temi dolorosi: la violenza delle bande e l’estrema povertà in Guatemala, che obbliga centinaia di migliaia di persone ad emigrare loro malgrado; il golpe che ha portato all’uccisione di Salvator Allende (parente della scrittrice stessa) ed al successivo regime di Pinochet, con le repressioni ed il tremendo fenomeno dei desaparecidos; l’immigrazione clandestina con tutto ciò che le ruota intorno, la schiavitù degli immigrati, la tratta degli esseri umani, lo sfruttamento della prostituzione.
Grazie alla sua stessa esperienza (Lucìa è un personaggio almeno in parte autobiografico) la Allende riesce con delicatezza ed una leggerezza sensibile ad affrontare temi violenti e tragici, che segnano le vite di moltissime persone non solo in America, invitandoci a riflettere non solo sulla cattiveria dell’uomo ma anche sulla sua resilienza e sulla sua capacità di reagire, riprendersi, ripartire, di fronte a lutti e tragedie che al solo racconto ci lasciano senza parole.
Recensione di Giulia Quinti
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