Basta con Dostoevskij, non lo leggerò più!

Basta con Dostoevskij, non lo leggerò più!

 

 

 

Sono riuscito nell’impresa di leggere per l’ultima volta nella mia vita Dostoevskij.

Basta, non ci cadrò più.

Nella trappola dell’ambizione letteraria che mi sussurra all’orecchio: Capolavoro! Capolavoro! Un lettore che voglia dirsi colto non può non apprezzare l’opera di questo genio – ripete insinuante quella vocetta – O non sarà forse che tu geniale non lo sei per nulla? Il genio ai genii, solo una mente eccelsa può riconoscerne un’altra – così dice, quell’infingarda.

Sarà anche così, ma tutte le volte che mi sono imbarcato (ahimé) alla scoperta del Pianeta Fëdor ne sono sempre uscito non dico malconcio (perché Fëdor è fondamentalmente innocuo) bensì annoiato. A morte, ammorbato, trascinato in tediose catene come uno dei suoi amati galeotti (pace all’anima di quest’uomo e alla sua vita di immense difficoltà).

Si vede che anch’io sono un insetto, come sempre dichiarano i suoi personaggi. È un pezzo che ne sono consapevole. Uno scarabeo stercorario che tramesta tra scaffalature di libri (rigorosamente usati, perché gli insetti sono notoriamente poveri, tranne le formiche, come si sa dalla favola, ma quelle hanno un’altra povertà che è quella dell’indottrinamento).

Insomma, mi sono tuffato con le migliori intenzioni (e le migliori energie) in Delitto e Castigo, Memorie del Sottosuolo, Il Giocatore, L’Idiota e da ultimo i malditos Karamazov, ma sempre ne sono uscito a mani quasi vuote.

Scrivo ‘quasi’ perché non si può considerarsi persone sensate e voler sostenere che in più di mille pagine di fitta narrazione non vi sia nulla di valevole. Ci sono sempre, infatti, momenti in cui la voce narrante dispiega le proprie ali e parte in resta per dare la stura a qualche pistolotto psicologico o moraleggiante o esistenzialista o tutto insieme. MA. Ma la sensazione è sempre quella di un coitus mancatus (se mi si permettes il latinismus) o meglio: male imbastito. Un coitus già partito malus, quasi un onanismus, se mi capite, e che rotola giù per una china verbosa (come queste mie) stringendo veramente poco in termini di sostanza.

 Anche perché non passano trenta pagine che il pensatore di turno già si rimangia quello che ha sostenuto e dichiara l’esatto contrario. Sempre, ogni volta la stessa storia, sicuro come l’oro (per dirla con una locuzione di mia nonna). La frase più inflazionata dei romanzi di Dostoevskij è: ..Ma stavo scherzando, parlavo per burla!

E giù a blaterare di tutto il contrario di ciò su cui si pontificava prima. E così se ne vanno altre cento/centocinquanta pagine. Poi un’altra abiura fornirà l’occasione per allungare ulteriormente il brodo.

Quando Dostoevskij gioca a fare il Tolstoj ne esce soltanto una scimmiottatura. Tipo mi hanno buttato tra i lupi e ne sono uscito col Lupus (o col luppolo) altro che capobranco (o brancamenta?).

Sigmund Freud dice che Fëdor era il tipico esempio di individuo nevrotico, sadico, masochista, compulsivo, probabilmente pedofilo, depresso, narcisista, passivo-aggressivo e forse anche bisessuale. Non pensavo esistessero altre persone a parte me in grado di accumulare tante onorificenze agli occhi della psicanalisi.

Comunque a me questo cumulo di monnezza psichica mi pare trasudi da molte pagine del Nostro. Anche se ve ne sono anche di raffinate e sensibilissime in cui emerge lo scrittore di razza pura.

Del resto se sei malato sei anche ipersensibile, è il minimo di risarcimento che la Natura può offrirti.

Ma io da malato non sopporto la vista di un altro malato mio simile. Le cose staranno così, sono giunto a questa conclusione.

Fëdor come il mio specchio più impietoso. Con trovate del genere gli eredi di Freud si sono comprati la seconda ed anche la terza casa, sulle spalle dei propri allocchi pazienti.

Perciò Dostoevskij non lo voglio leggere mai più, non ci voglio ricadere. Se in futuro mi vedrete recensire un altro romanzo suo, abbattetemi, fatemi oggetto di cyberbullismo, umiliatemi. Così come anche piaceva a Fëdor che, a detta della moglie, riusciva a scrivere solo dopo aver perso tutto al gioco, dopo essere sceso negli abissi della degradazione.

A quel punto prendeva carta e penna e scriveva una delle sue celebri massime, del tipo: Tutti siamo colpevoli di tutto, Chi è senza peccato scagli la prima pietra, Chi dice donna dice danno, ed altre sottigliezze simili.

Anche meno, Fëdorjska, anche meno!

I FRATELLI KARAMAZOV – FËDOR DOSTOEVSKIJ

Di Marcello Ferrara Corbari

DELITTO E CASTIGO 

DELITTO E CASTIGO Fëdor M. Dostoevskij

MEMORIE DEL SOTTOSUOLO

MEMORIE DAL SOTTOSUOLO Fedor Dostoevskij

IL GIOCATORE

GLI INTRAMONTABILI: IL GIOCATORE Fëdor Dostoevskij

I FRATELLI KARAMAZOV

GLI INTRAMONTABILI: I FRATELLI KARAMAZOV Fëdor Dostoevskij

L’IDIOTA

GLI INTRAMONTABILI: L’IDIOTA Fedor M. Dostoevskij

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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