TROPPO POCO PER Isabel Allende: IL GIOCO DEL RIPPER

TROPPO POCO PER Isabel Allende: IL GIOCO DEL RIPPER (Feltrinelli)

 

Un thriller. L’ennesimo. Non se ne sentiva la mancanza. Da Isabel Allende ci si attende di più, si vuole di più. Spiace per lei che ha scritto libri in cui ha saputo fondere la Storia e le storie, la cronaca e la vita della sua Nazione, del suo popolo, del suo continente; lei che ha saputo fondere ed esprimere la sua autobiografia con un nuovo stile ed una nuova lezione di quel realismo magico che tanto (mi) affascina della letteratura latino-americana del XX secolo

Personalmente, anche come thriller, trovo questo libro abbastanza fiacco. Parte lento, nella prima metà indulge ad eccessive, calligrafiche descrizioni dei personaggi, solo nelle ultime pagine ha un’accelerazione. Il risultato è un modesto déjà vu. I personaggi delineati sono tutti tipi tratti da serie televisive o dai tanti film americani post-Vietnam e post-Torri Gemelle. Il navy seal, Ray Miller, a pag. 442 è un Rambo ricostruito e visto in mille scene, così come è una vera e propria riproposizione (non citazione) la scena della Jacuzzi tra Julia Roberts e Richard Geere nel film “Pretty woman”(pag. 64-65). Scontata la figura del serial killer e debole nel finale la sua identificazione; banali, abusate le giustificazioni del suo comportamento: violenze fisiche e sessuali infantili, frustrazioni da giovane e da adulto, con tanto di amore non apprezzato dalla donna che “non lo vede proprio” e sta con altri, tutte ragioni che lo spingono a punire i suoi aguzzini e chi lo ha deluso, affinché quelle cose non avvengano più con relativa ricerca di visibilità mediatica per i suoi delitti! Improbabile la figura dell’ispettore, Bob Martin, che passa documenti ed informazioni all’ex-suocero ed alla figlia adolescente, cosìcchè le indagini, nelle quali ad un certo punto entra pure l‘ FBI, le svolgono di concerto e sono nonno, nipote e i loro amici del “gioco del Ripper” a scoprire l’assassino!

Come in ogni libro di suspense, che in questo è molto debole, nelle ultime pagine, gli elementi, provenienti da direzioni diverse, si compongono come le tessere di un puzzle e tutto concorre alla spiegazione dei fatti. Inutile, forzata, banalmente truculenta a pag. 436 la scena di…(creo io un po’di suspense). Due lamentele per il traduttore: pag. 403 “greci” andava con la maiuscola e l’errata coniugazione con la forma riflessiva del verbo picchiare a pag. 405. Apprezzamenti ad Isabel Allende, che ci ha regalato ben altre storie, che qui ha creato solo la bella sinestesia “dal rumore insopportabile e dalla luce impietosa del mondo”(pag. 29), una simpatica forma di saluto tra nonno e nipote “ Mi vuoi bene? No. Nemmeno io”, e una massima a pag. 223.

Troppo poco, per me, per un’Autrice che ho amato e che, comunque, leggo sempre con piacere.

Recensione di Antonio Rondinelli

Isabel Allende: IL GIOCO DEL RIPPER

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