Sembrerebbe Shining o Pic-nic ad Hanging Rock, ma invece è il nostro Emmanuel Carrère

Sembrerebbe Shining o Pic-nic ad Hanging Rock, ma invece è il nostro Emmanuel Carrère

LA SETTIMANA BIANCA, di Emmanuel Carrére (Adelphi)

Recensione 1

Il bianco candido della neve che si tinge del rosso vermiglio del sangue.

Il riso infantile di bambini in gita scolastica che diviene un urlo silenzioso e lacerante, come un frinire sommesso e persistente di cicale.

Sembrerebbe Shining o Pic-nic ad Hanging Rock, ma invece è il nostro Emmanuel Carrère. E in splendida forma.

Non avrei mai letto un libro del genere, se qualche amico me ne avesse parlato prima.

Ma non ho amici e i libri li scelgo a puro sentimento: avevo letto l’Avversario, e in quel romanzo atroce si parla di quest’altro romanzo che è un po’ meno atroce perché è frutto interamente di fantasia.

Ma una fantasia angosciante perché Carrère sto imparando piano piano a capire che è il cantore di questo sentimento, l’aedo di un’ansia inesausta che divora l’occidente.

Protagonista un bambino pieno di fervida fantasia ma parimenti fervido di paure.

Un padre padrone che traffica in protesi anatomiche.

Un bullo dispotico che è il compagno di classe più agognato e temuto dalla comitiva sciistica, professori compresi.

Una serie di visioni notturne e diurne che si sovrappongono alla realtà.

Il testo io lo vedo scomposto in due elementi.

• Da una parte c’è la costruzione narrativa pura. Che è magistrale. Invidiabile persino, se sei uno che propende per il genere thriller-noir-angosciante.

Lento disvelamento della verità. Storie parallele che si trasformano in simboli da decifrare.

Stomaci contratti, senso di angustia, impossibilità di smettere di leggere.

• Dall’altra parte c’è la stoffa dello scrittore di talento. Osservatore sensibile dei fatti comuni della vita, tessitore di una prosa scorrevole e tersa. Che scivola sulla neve come una piccola slitta di legno, ben oliata.

C’è un bel libro di narrativa psicologica dentro questa cornice di giallo-thriller perfettamente adatto ad una trasposizione filmica (come infatti avverrà).

Perciò se vi piace la suspanse dovete leggerlo. E se invece vi piace la narrativa psicologica dovete leggerlo ugualmente.

Esentati soltanto coloro che amano la narrativa umoristica e/o sentimentale.

Recensione di Marcello Ferrara Corbari

Recensione 2

La narrazione di questo romanzo di Carrère si sviluppa durante una settimana bianca organizzata dalla scuola del piccolo protagonista.
Nicolas è un bambino timido ed impacciato, super coccolato da due genitori apprensivi, che inizialmente cercano di opporsi a fargli vivere quell’esperienza, tanto che mentre i suoi compagni vi andranno in pullman, sarà il padre ad accompagnarlo in auto per 400 chilometri fino allo chalet che li ospiterà.
L’autore in questo romanzo riesce a risvegliare tutte le nostre paure infantili.

Non dice, ma quel non detto è più tremendo dell’esplicito, e lentamente ci svelarà l’orrore in cui Carrère ci sta conducendo.
“La settimana bianca” è tanto di facile lettura quanto volutamente disturbante, ma non riesci comunque a fermarti nel leggerlo, non puoi non compenetrarti negli stati d’animo del piccolo Nicolas e devi per forza arrivare alla fine.
Non siamo ancora ai livelli agghiaccianti de “L’avversario”, che sarà il romanzo seguente, ma se ne colgono nettamente i prodromi.

Recensione di neri Randazzo

LA SETTIMANA BIANCA Emmanuel Carrére

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PICNIC A HANGING ROCK

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