L’ANNO DEI MISTERI Marco Vichi

L’ANNO DEI MISTERI, di Marco Vichi

Sarà capitato anche a voi, a noi, a tutti, di avere una musica in testa, un motivetto che ti risuona ripetutamente nelle orecchie e nel cervello, una specie di tarlo musicale che non dà cenni di volersene andare. Quasi sempre si tratta di una marcetta allegra, un ritornello semplice ed accattivante, anche simpatico, in voga al momento e che perciò risuona ovunque di continuo, fischiettato un po’ da tutti.

Avere una musica in testa non è solo un modo di dire, è un verso di una canzonetta d’ altri tempi, per l’esattezza “Zum zum zum”, che nel lontano 1969 era la sigla iniziale di una trasmissione musicale di grandissimo successo ai primordi della televisione, “Canzonissima”, uno dei più grandi successi televisivi della RAI, che allora deteneva il monopolio delle trasmissioni televisive.

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Questa premessa è un amarcord, perché “L’anno dei misteri” di Marco Vichi è esso stesso un amarcord, un ricordo, un riepilogo di frammenti della nostra storia, dei nostri usi e dei nostri consumi. Visti, filtrati, scrutati e analizzati attraverso una lente di antico e anticato vetro fiorentino, la fiorentinità è un must nei libri di Vichi. Marco Vichi più che uno scrittore, e certamente lo è, e bravo pure, scrive con stile fluido, scorrevole, discorsivo ed efficace nei dialoghi e nelle introspezioni, è in particolare un delizioso affabulatore, un cantastorie, un menestrello di quelli che intrattenevano gli artisti, gli ospiti eruditi, colti, geniali, l’intellighenzia dell’epoca alla corte dei Medici.

Per questo i romanzi di Marco Vichi con protagonista il commissario Franco Bordelli sono racconti di rievocazione, un nucleo centrale attorno a cui assistiamo a continue rimembranze dei tempi di guerra, di pace, di armistizio; flash d’infanzia, di giochi, di genitori, di studi, di amori passati, di vicende recenti. Franco Bordelli trasuda di ricordi, rimpianti, malinconie, amore per i suoi simili: è un uomo tosto, duro quando serve, un maledetto toscano e però pregno di toscana umanità, e come tale bischero, arguto, brillante, pungente e sferzante, ma buono, sostanzioso, al sangue come una buona chianina alla brace, onesto e corposo come un buon chianti. Il 6 gennaio 1969 anche Franco Bordelli, tra poco più di un anno ex commissario e pensionato ai giardinetti, è in attesa di assistere alla finale di Canzonissima, giusto per allenarsi al prossimo destino di senza lavoro. Troppo semplice per il nostro eroe, che in rapida sequenza è chiamato invece ad investigare la sera stessa sull’assassinio a scopo di libidine di una giovane ragazza, mentre si cruccia di poter risolvere prima dell’abbandono dal servizio il mistero di un serial killer, un mostro di Firenze ante litteram, uso ad uccidere prostitute periodicamente senza un filo conduttore logico, giusto per non lasciare conti in sospeso, casi irrisolti nel suo curriculum. Nonché si ritroverà pure a prestare soccorso ad un vecchio amico invischiatosi in una oscura vicenda con i poteri forti. Insomma, i casi per Franco Bordelli non sono mai uno solo, ma come gli amici che conta sono diversi, e ognuno a sé stante. Volete che manchi un intermezzo amoroso? Affatto, abbiamo narrato qui anche il decorso della sua love story con la giovane e bella Eleonora.

Possibile che un bravo scrittore e un amico fedele come Vichi non renda anche omaggio ai libri ed ai colleghi scrittori? Ecco qui citati uno dei suoi autori preferiti, Alba de Cespedes e la sua bibliografia, e lo scrittore anche lui fiorentino Leonardo Gori: il personaggio nato dalla penna di Gori, e cioè l’ex ufficiale dei carabinieri, e poi agente dei servizi Bruno Arcieri è oramai uno dei migliori amici di Franco Bordelli. Perciò questo libro descrive un anno vissuto freneticamente dal nostro, giusto un gran finale prima della pensione, troviamo qui omicidi, serial killer, misteri risolti da un appassionato della settimana enigmistica, vendette e giustizieri improponibili e concreti ad un tempo, ma soprattutto si raccontano qui amori, affetti, amici, emozioni. Il tutto è una squisita ribollita, una gustosa leccornia fiorentina, un piatto per gourmet, Marco Vichi è uno chef d’alta scuola.

Recensione di Bruno Izzo

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