IL RE È TORNATO, MA IL TRONO VACILLA – SE SCORRE IL SANGUE Stephen King

IL RE È TORNATO, MA IL TRONO VACILLA – SE SCORRE IL SANGUE, di Stephen King (Sperling & Kupfer – maggio 2020)

Il Re è tornato, ma il trono vacilla…

Stephen King - Se scorre il sangue Recensioni Libri e News
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Partiamo dalla copertina. Sembrerebbe un bieco espediente editoriale, visto che di gatti diabolici nel libro non non c’è manco l’ombra. Ci sarebbe voluto un bel ratto, ma sarebbe stato di dubbio gusto e avrebbe inutilmente evocato i filmacci horror degli anni ’70, anche in questo caso ad anni luce dai racconti in questione. Mi affascina l’ipotesi del gioco di parole “ratto/gatto”, che in fondo non sarebbe tanto peregrina se si legge la quarta storia del libro, ma è un po’ forzata. Insomma, partiamo con una perplessità irrisolvibile.

Ma passiamo al contenuto dei quattro racconti del volume. Potremmo liquidarli con un sommario “Se li poteva risparmiare”, ma l’affetto di un kinghiano d’annata non può venir meno così drasticamente. Sono storie classiche sia per i generi in cui si inquadrano che per lo stile specifico del Re.

La prima, ” Il telefono del signor Harrigan”, è una tipica vicenda “di formazione”, a cui il Re ci ha abituati dai tempi gloriosi di “Stand by me” o dello stesso popolarissimo “It“. C’è un po’ di ” smart culture” in più, ma neanche tanta. E poi c’è una serie di acronimi di cui si intuisce il significato ma che non viene spiegata completamente, chissà perché…
“La vita di Chuck” ha una discreta idea di base, ma andava strutturato con più cura.

“Se scorre il sangue (si vende)”, che dà il titolo alla raccolta, fa tornare in azione il team che ruota intorno alla simpatica (King dice di esserne innamorato!) ma problematicissima Holly Gibney già conosciuta nella trilogia di Mr. Mercedes e in “The Outsider”. Ma questo racconto è un sequel decisamente non indispensabile, anche se la tensione non manca. E il riferimento alla cinica massima giornalistica del titolo si perde tra le nefandezze thriller della trama.

Infine ” Ratto”, con il consueto riconoscimento implicito di debito verso Richard Matheson ed esplicito verso altri, è un racconto tra il metaletterario e l’allegorico che passa con disinvoltura dalle “Mille e una notte” ai calembour linguistici per descrivere i tormenti del blocco dello scrittore nella casa isolata (uno che ha scritto “Shining” un ritorno del genere forse poteva evitarlo…).

Insomma, un libro godibilissimo per i fedeli del Re, ma assolutamente non consigliabile per chi non conosca King e può quindi optare per altre opere decisamente più riuscite, come quelle che ho citato o ”L’Istituto“, di recente pubblicazione, per non parlare degli altri classici.

Recensione di Pasquale Vergara

 

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