IL CICLO DI HOLLY GIBNEY, di STEPHEN KING:
I primi tre volumi sono tradotti da Giovanni Arduino, quelli successivi da Luca Briasco.
Sono dieci anni che il Re lavora a questa serie, che sarebbe più esatto definire “della Finders Keepers (‘Trova Tieni’, più o meno)”, cioè dell’agenzia investigativa fondata dall’ex poliziotto Bill Hodges e, in seguito, facente capo all’introversa, problematica ma tenace Holly Gibney, che, nell’ultimo romanzo, a lei espressamente intitolato, ha raggiunto ormai l’età di cinquantacinque anni.
Il Re stesso fa una fondamentale distinzione fra i primi cinque libri e l’ultimo. Nei primi le terribili vicende hanno un deciso risvolto sovrannaturale, mentre il sesto narra atrocità estremamente concrete e, purtroppo, anche verosimili (ci vuole stomaco a digerirle, e il verbo è metaforico fino a un certo punto, siete avvisati!). Non che la figura diabolica di Brady Hartsfield, al secolo Mr. Mercedes, che domina nei primi tre romanzi, sia di per se stessa particolarmente avulsa dal male reale che la mente umana può concepire e mettere in atto (la cronaca di questi anni ci fa pensare anche a una sorta di perversa emulazione inconsapevole). Semmai è l'”outsider” del quarto romanzo a scivolare un po’ più sull’horror fantastico, e su questo piano si muove anche il sinistro Chet Ondowsky del racconto “Se scorre il sangue”, che dà il titolo al quinto volume (il quale comprende altri tre racconti non collegati).
Nel libro finale invece, concentrandosi sul personaggio di Holly Gibney, che gli è smaccatamente simpatico, il Re costruisce intorno a lei una vicenda senza alcun risvolto sovrannaturale e anche per questo più drammatica, calata com’è nella tranquilla realtà di una città americana di provincia, dove l’istinto omicida esplode in maniera strisciante e feroce. Ci sarebbero anche gli estremi per un racconto grottesco, ma è una chiave di lettura che il Re elimina decisamente con l’evidenziazione del dolore, diretto e indiretto, che possono provocare delle efferatezza come quelle raccontate in queste pagine. La compartecipazione che il Re impone al lettore diventa alla fine spasmodica. È così che si crea la suspense, e come lo sa il Re, e chi lo segue da decenni, non lo sa nessuno…
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