ERA UN BRAVO RAGAZZO Simonetta Agnello Hornby

ERA UN BRAVO RAGAZZO, di Simonetta Agnello Hornby (Mondadori – ottobre 2023)

“Tutti dovevano sapere quanto le relazioni fossero importanti per un imprenditore edile; non importava se i politici cambiavano, l’importante era – chiunque essi fossero, e di qualunque schieramento – averli dalla propria parte”.

Da poco in libreria il nuovo romanzo di Simonetta Agnello Hornby “ Era un bravo ragazzo” che, come tutti i romanzi della stessa, mi è molto piaciuto. Ambientato fra Sciacca e Pertuso Piccione, nella Sicilia occidentale. Racconta la storia di due amici, Giovanni e Santino, dall’ infanzia fino alla piena maturità che li vede affermati e con posizioni di rilievo , uno come “principe del calcestruzzo” invischiato sempre più in “affari” poco legali; l’altro un avvocato di successo, raccomandato da personaggi ambigui e potenti, che più che essere a servizio della legge…lo è verso chi vuole “trarre” profitto dalla legge a svantaggio dei pochi.

Entrambi contraggono ottimi matrimoni e trionfano nei cupi anni Ottanta, gli anni terribili delle guerre di mafia. Ma cosa è restato di quei due ragazzi che pensavano di cambiare il mondo, che sognavano di evadere dal quotidiano? Che “masculi” erano diventati? Da subito i loro “sogni” erano entrati in collisione con le smisurate ambizioni delle loro madri che coltivavano il desiderio di” fare carriera e avere tanti denari”. Capiscono , ben presto, che per realizzarsi nella vita professionale bisogna “ accettare” dello sporco e altri modi non ne vedono per realizzarsi in Sicilia. E così vengono a contatto con la “mafia” che conta…non quella che “uccide” soltanto ma quella che comanda ad alti livelli, quella che “indirizza” uomini e cose.

La stessa scrittrice, in una intervista, afferma” È la prima volta che, con più decisione, entro nel mondo della mafia, e ci entro comunque “di lato”, attraverso la vita non di uno ma di due “bravi ragazzi”, di due giovani promesse. Come spesso accade, l’arruolamento non avviene in maniera diretta: Cosa Nostra ha sempre agito con paradossale cautela e ha creato dipendenza attraverso il lavoro, o meglio ancora pescando nelle ambizioni, nel desiderio di emergere e di fare fortuna dei più giovani”. Il lettore si troverà di fronte a un finale inaspettato ma, col senno di poi, logico. Lettura molto coinvolgente e consigliata.

Recensione di Lidia Campanile

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