C’ERO ANCH’IO SU QUEL TRENO, di Giovanni Rinaldi (Solferino settembre 2021)
La vera storia dei bambini che unirono l’Italia, di Giovanni Rinaldi, Solferino Editore.
È un contenitore di storie questo libro, storie diverse con un unico filo conduttore: la solidarietà che spinse famiglie dell’Emilia, Toscana, Liguria e Marche a ospitare bambini del Sud, negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale fino ai primi anni cinquanta e di rimando, la stessa solidarietà che diede la possibilità a mamme e bambini dell’Emilia colpita dal terremoto del 2012, di poter passare un breve periodo lontani dalla tensione che le continue scosse generavano in quegli animi già molto provati. Sono storie i cui fili si sono nuovamente annodati, insieme ad alte ancora in attesa, nella speranza di riallacciare quei nodi che molto hanno significato nelle persone che hanno vissuto quell’esperienza o ne hanno anche solo sentito parlare nei racconti dei loro familiari.
“Immagina un bambino, senza un cellulare, senza nulla, che viene messo su un treno e poi arriva a Imperia, dove non conosce nessuno, e lo prendono e lo portano a casa loro. Io li ringrazierò per sempre.”
“La Resistenza è stata raccontata più spesso dagli uomini, dai combattenti, e viene vista come parte e strascico di guerra, suo culmine e liberazione.Le donne c’erano, operavano – anche combattendo, quando necessario –, accoglievano e nascondevano rifugiati, soldati, disertori, alleati, sbandati, resistenti. Trasportavano, come staffette, cibo, armi, messaggi, dispacci drammatici e lettere d’amore. Rimanevano sole con i vecchi e i bambini, sole a proteggerli, quando il nemico sfondava le porte delle loro case. E i due eroismi, quello della battaglia e del sangue e quello della forza nel mantenere salda la comunità aggredita, sono stati spesso contrapposti e ha prevalso quello più «maschile». Lungo è stato il cammino per raggiungere questo riconoscimento: del ruolo delle donne pari a quello degli uomini. O forse anche più lungimirante. Nel vedere e trovare, dopo la catastrofe, appigli, relazioni, legami, per ricostruire una società di pace.”
“Il filo conduttore dl mio impegno è stato forse proprio questo: essere mediatore, animatore di ricordi, sollecitatore di relazioni, traduttore di storie dalle lingue non scritte, scrittore delle parole dette ma mai ascoltate. Ognuna di queste storie però, pur inserita in un grande flusso che sembra accomunarle. Rimane unica in sé, originale, resistente all’omologazione e all’appiattimento di un’analisi superficiale. Ogni bambino, con gli altri, ha vissuto una grande storia collettiva, ma anche affrontato la sua specifica storia personale, che conserverà nella memoria per sempre.”
Recensione di Roberto Maestri
C’ERO ANCH’IO SU QUEL TRENO Giovanni Rinaldi
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