OMAGGIO A PABLITO – ci piace ricordarlo con questa bellissima recensione: LA PARTITA. Il romanzo di Italia Brasile, di Piero Trellini
Acquistando “La partita- il romanzo di Italia-Brasile”, la prima curiosità era : con tutta la ridondanza e prolissità immaginabile, come spiegarsi oltre 600 pagine legate a un unico evento sportivo della durata di soli 90 minuti? Neanche la scrittura integrale della telecronaca avrebbe probabilmente raggiunto una tale dimensione.
Ecco la sorpresa : Piero Trellini ci catapulta in ricostruzione accuratissima che spazia dallo storico al sociologico, dalla politica italiana (e brasiliana, e spagnola) alla politica calcistica, anche e soprattutto quella economica.
E ancora cronaca degli anni dal 70 all’82, che per chi come me esce appena dalla lettura delle memorie di Maurizio Abbatino (ex capo della Banda della Magliana, il Freddo per intenderci) è un’ulteriore spremuta di aneddoti sul periodo vissuto prima da bambino, poi da adolescente, senza la consapevolezza prima e la necessaria astrazione poi utile a comprendere i cambiamenti epocali di quei tempi.
Non è dunque solo un libro sul pallone. C’è dentro la macrostoria italiana e mondiale e la microstoria nostra, che racconta emozioni della mia generazione.
Quindi spazio al Corriere della Sera controllato direttamente dalla P2;
all’epico parallelismo tra l’impresa azzurra e la battaglia di Maratona;
alla prima partita mai disputata in Brasile e alla Democrazia Corinziana che attraverso Socrates e i suoi compagni anticipò il ritorno alla democrazia effettiva nel paese carioca.
La nascita nel secondo dopoguerra in Italia del catenaccio, legato alle condizioni sociali (eravamo poveri, privi di tutto) e di contingenza calcistica (Superga si era portata via tutti i migliori calciatori italiani). L’arte di arrangiarsi elevata a metodo.
Il primo gol di Pablito al quinto minuto della sua quinta partita nella manifestazione, il 5 luglio con una testata da 5 metri alle 5,20 del pomeriggio.
E il suo secondo gol al 25esimo (multiplo di 5…) ricercato con fatica, immaginazione, talento, fantasia, inseguendo un pallone in uno spazio che non esisteva, come la maggior parte delle sue reti, create dal nulla.
E la terza e decisiva rete, talmente incredibile che il buon Nando Martellini, offuscato dal caldo torrido e dalla tensione commenta così : “Ed è pareggio !!” Invece è 3-2.
Fine partita. Rossi abbraccia Bearzot e il rivale Luizinho istintivamente li applaude. Perché un uomo solo, una tripletta, contro il Brasile, nella fase finale del Mondiale, non era mai successo. E non succederà mai più.
Da quel giorno ovunque nel mondo Italia significò Paolo Rossi. Nel bene e nel male. Verso la fine del Mondiale un’epidemia influenzale in Brasile fu prontamente battezzata “Paolo Rossi”.
L’allora 17 enne Fabio Fazio, nascosto dietro un cespuglio nel ritiro azzurro e “coperto” da Beppe Viola intitolerà il suo primo programma di successo come la canzone scritta dallo stesso Viola per Enzo Iannacci, omaggio postumo.
Lo strano incidente d’auto che costò la vita ad Artemio Franchi, acerrimo rivale dell’assegnazione agli USA dei Mondiali che, subito dopo la sua morte, la FIFA scippò per 3 voti al Marocco.
La storia di Anna Ceci, tifosa interista che, causa la mancata convocazione di Beccalossi, alla partenza da Fiumicino apostrofò Bearzot con un “Vecchio scimmione” ricevendone in cambio uno schiaffo (oggi qualcuno avrebbe cercato di comprarsi casa attraverso querele, allora i 2 si spiegarono e lui fu invitato alle nozze).
Azeglio Vicini scampato alla morte in Brasile e salvato da un’onda anomala da Fabio Capello!
Toninho Cerezo che in onore del suo amico Leandro (quello che gli passò la palla che ci diede il secondo gol per un suo errore) chiamò così suo figlio, poi diventato Lea T., prima celebre modella transessuale brasiliana.
Il tifoso brasiliano che come omaggio ai suoi idoli Marco Tardelli e Diego Maradona chiamò il figlio Diego Tardelli, poi diventato nazionale brasiliano autore di una doppietta in Brasile -Argentina del 2014 di fronte a Neymar e Messi.
E ancora una miniera di storie.
Se da malato di quel calcio, di quel Mundial, mi chiedessero di esprimere un desiderio, eccolo.
Da un paio di anni, per festeggiare il 35esimo anniversario di quel trionfo, si è creato un gruppo whatsapp con tutti i giocatori che fecero l’impresa.
Accoglietemi per qualche giorno e potrò andarmene felice …
Recensione di Paolo Palazzo
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