OLYMPOS. Vizi, amori e avventure degli antichi dei Giorgio Ieranò 

OLYMPOS. Vizi, amori e avventure degli antichi dei, di Giorgio Ieranò (Marsilio)

Una interessante prospettiva che ci offre quest’autore

… Ecco, per questo desiderio folle e smodato (ma esiste un vero desiderio che non sia tale?) i greci avevano un nome: Eros. Un greco non avrebbe mai usato la frase «Ti amo. Semplicemente perché non la conosceva. I greci si esprimevano altrimenti. Dicevano: «Eros mi possiede, Eros mi sconvolge.» L’amore, cioè Eros, era sempre il soggetto: l’essere umano, invece, soltanto l’oggetto di una passione che lo travolgeva. Ed Eros va scritto con la maiuscola, poiché era un dio, terribile e tirannico, al cui potere nessuno era in grado di sottrarsi. L’amore, per i greci, non è un impulso soggettivo ma una forza oggettiva; non è un moto interiore ma un potere che agisce dall’esterno. É un vincolo, una schiavitù.

Questa concezione sottende un modello psicologico dei comportamenti umani radicalmente diverso da quello di noi moderni, fondato invece sull’idea dell’amore come “sentimento”, come libera inclinazione individuale. Uno sguardo superficiale ci porterebbe magari a pensare che quello dei greci sia un punto di vista primitivo e a considerare invece il nostro come più progredito. Ma siamo proprio sicuri che siano i greci ad avere torto? Chi ci autorizza a essere così presuntuosi da credere che, sull’amore, noi ne sappiamo più di Saffo o di Platone? E chi ha sperimentato la forza dell’amore può davvero dire di non essersi mai sentito, almeno una volta nella vita, in balia di una forza più grande, di un tiranno capriccioso che ci governa come burattini?

Contro Eros non si può combattere. Eros è “invincibile in battaglia” come cantava il coro dell’Antigone, uno dei capolavori del drammaturgo ateniese Sofocle. «Tremo di paura quando lo vedo avanzare contro di me cantava un altro poeta antico, il calabrese Ibico.

Recensione di Gaetano Puma

OLYMPOS Giorgio Ieranò

Giorgio Ieranò
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