
MI LIMITAVO AD AMARE TE, di Rosella Postorino (Feltrinelli Gennaio 2023)

Recensione 1
Come tanti della mia generazione ho passato l’infanzia sentendo parlare di Giovanni Falcone da una parte e di Sarajevo dall’altra, la guerra in Jugoslavia in particolare era argomento ricorrente dei telegiornali e ignoravo quanto vicino fosse a casa mia questo tremendo conflitto.
Se in tempi recenti la lettura di “Maschere per un massacro” aveva contribuito a rendermi chiari i terribili presupposti alla base di questa pagina nera della Storia questo romanzo, ispirato a delle storie vere, ha contribuito a restituirmi la vicenda “umana” in tutte le sue sfumature.
Protagonisti di questo libro sono dei bambini in fuga dalla loro terra, rifugiati in Italia e accolti in strutture e famiglie: capitolo dopo capitolo seguiamo la crescita di ognuno di loro, ciascuno col proprio bagaglio di rabbia e dolore, ciascuno con i propri sentimenti e un diverso attaccamento alle proprie radici territoriali e familiari. I piccoli protagonisti lungo il loro cammino crescono e formano una propria coscienza e rappresentano degnamente le varie tipologie di reazione di chiunque si sia vista negata l’infanzia per una guerra non voluta. E se i fatti storici, ben presenti, sono noti il lato umano li arricchisce di spessore e di profondità, regalandoci pagine certamente crude, violente, spesso dolorose, ma con tanti momenti di amore, speranza e desiderio di redenzione.
Una lettura davvero bella, un pugno nello stomaco e una carezza sul cuore e un grande messaggio di necessità di pace, un libro da leggere assolutamente!
Recensione di Enrico Spinelli
Recensione 2
“Per qualche tempo, nella cartellina dentro il mio computer, il file del romanzo che stavo scrivendo si è chiamato «Figli». Così, semplicemente”.
Sono figli della Bosnia, quelli che una mattina d’estate del 1992 vengono messi su un pullman, diretti verso l’Italia.
Alcuni sono orfani, altri una famiglia ce l’hanno, ma tutti vivono la condizione di essere strappati via dalla loro precedente esistenza.
Sono nati, quindi strappati per sempre dal corpo della madre e sono diventati figli, e lo saranno per sempre. Perché se è vero che non si sceglie di chi essere figli, è ancora più certo che figli non si smette mai di essere. Lo siamo tutti, e lo saremo per sempre.
Ciascuno di loro dovrà continuare a fare i conti con la guerra, negli anni a venire, anche in un nuovo paese in cui la guerra non c’è, perché la guerra è dentro ciascuno di loro.
Si separeranno, verranno ospitati, dati in affido, si cercheranno e si ritroveranno per poi perdersi nuovamente, nel corso dei successivi vent’anni.
Questo libro è una promessa di mani rassicuranti sul volto, già nella splendida immagine di copertina.
Una mano ferma e forte, che ti stringe e ti fa coraggio nei momenti di paura, durante un lunghissimo viaggio verso l’ignoto.
È il calore di una mano sulla pancia sotto le coperte.
È una mano che raccoglie succose ciliegie fra i rami e le lancia di sotto, fra le risate e la gioia, dove altre mani aperte faranno a gara per prenderle al volo.
È la vergogna di una mano che si chiude a pugno, per nascondere la menomazione di un dito mancante.
È la curiosità di una mano che esplora segrete intimità di un corpo vivo.
È un intreccio di mani sul petto di un corpo che di vita non ne ha più.
È la dolcezza dei pollici di un figlio, che attraverso un cancello di ferro sfiorano le nocche della madre che lo ha accolto.
È una mano che trascrive, fitto fitto, pensieri di morte, istantanee di guerra, allucinazioni, sui fogli di un taccuino.
È una mano aperta a coppa, che raccoglie le lacrime e le chiude in una scatola di formaggini vuota, con la certezza che presto evaporeranno, facendo così dissolvere il dolore.
Recensione di Valerio Scarcia
MI LIMITAVO AD AMARE TE Rosella Postorino

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