L’UOMO VERTICALE Davide Longo

L’UOMO VERTICALE, di Davide Longo (Einaudi – giugno 2022)

 

Recensione 1

E’ un periodo in cui, non so come, sto leggendo alcuni libri che mi sconvolgono molto: uno di questi è L’uomo verticale di Davide Longo, un testo distopico che richiama molto da vicino la storia descritta da Cormac Mc Carthy ne La strada.

Qua troviamo Leonardo, un uomo di circa cinquant’anni, ex docente universitario e scrittore famoso, che ha perso tutto, compresa la famiglia, a causa di uno scandalo per la denuncia di abusi sessuali da parte di una sua studentessa; l’uomo si è così ritirato nel proprio paese dove vive una vita semplice, aiutato da alcune persone amiche. Siamo in Italia, nel nord ovest del paese, vicino alla Francia, in un momento storico in cui si ha un declino della società, in cui gli uomini si stanno imbarbarendo e le regole della vita civile vengono via via dimenticate.

In questa situazione Leonardo si trova a doversi fare carico della figlia Lucia e di Alberto, il figlio che la moglie ha avuto da un secondo matrimonio; infatti un giorno la donna arriva e gli affida i due figli dicendo che deve andare a cercare il secondo marito, di cui non ha più notizie da un po’ di tempo. Ma la ex moglie non torna e Leonardo, come molti altri prima di lui, è costretto a mettersi in cammino verso una salvezza che non si sa se potrà veramente esserci.

E così Leonardo che è sempre stato un uomo mite, per certi versi anche un po’ inetto, convinto, come ripete spesso ai ragazzi, che tutto si sistemerà, si trova invece ad affrontare un mondo, non solo gravato da difficoltà pratiche- non funzionano più le comunicazioni telefoniche e vengono interrotte tutte le informazioni televisive e radiofoniche, è sospesa la fornitura di energia elettrica ed interrotta la distribuzione di carburanti, le banche ed i bancomat hanno smesso di erogare denaro- ma soprattutto pieno di violenza e di imbarbarimento nei rapporti umani, in cui si assiste alla perdita delle regole della civile convivenza, con uno sviluppo, per certi versi sadico, di attitudini sempre più predatorie e prevaricanti nei confronti dei più deboli ed indifesi. Insomma un romanzo che mi ha profondamente turbata, così come altri del genere- mi viene da pensare ad esempio a Qualcosa la fuori di Bruno Arpaia- nella consapevolezza che gli scenari descritti possono essere assolutamente credibili, senza nessun particolare evento apocalittico, ma per un lento declino del nostro presente, verso una involuzione dei rapporti con le altre persone e con il mondo che ci circonda in cui stiamo piano piano scivolando

Recensione di Ale Fortebraccio

Recensione 2

Affrontare la lettura di un distopico richiede sempre una certa dose di coraggio.

Perché, pescando fra le possibili evoluzioni negative del nostro presente, un romanzo di questo genere sollecita con decisione angosce che, magari, preferiremmo nascondere con cura, evitare, esorcizzare.

Leonardo è un uomo di lettere. In un’altra vita, Insegnava letteratura all’università, scriveva romanzi, era sposato e aveva una figlia.

Ora il mondo è cambiato: non solo il suo, professionale e privato, per qualche ragione che via via si intuisce. È la realtà esterna che si è trasformata, si vive in una società in cui le risorse materiali (cibo, carburante) cominciano a scarseggiare, e l’altro può diventare un nemico. Forse bisogna cambiare aria, andare in Svizzera, o in Francia, chissà.

Un giorno, nella casa di campagna in cui Leonardo si è ritirato a vivere, arriva una macchina. Scendono una donna, una ragazza e un bambino.

Non conosce il bambino, non lo ha mai visto. Non vede la donna e la ragazza da sette anni. Sono la sua ex moglie, Alessandra, e sua figlia Lucia. Il bambino, Alberto, è figlio di Alessandra e del suo nuovo compagno.

Alessandra gli chiede di tenere con sé i ragazzi: il compagno non dà notizie di sé da settimane. È un ingegnere, è stato richiamato dalla Guardia Nazionale. Prima di rendersi irreperibile, aveva inviato ad Alessandra i salvacondotti per la Svizzera. La donna vuole andare a cercarlo, per poi partire insieme. “Una settimana – dice – e torno”

Passa una settimana. Ne passano due, poi tre. Alessandra non torna. E qualcosa convince Leonardo a mettersi in viaggio.

Leonardo è un “uomo verticale”, che va avanti a gentilezza, cortesia, intelligenza e buon senso. Il mondo però è diventato orizzontale, duro, spietato e cinico. Forse, le caratteristiche dell’ uomo di lettere saranno inadeguate ad affrontare quel viaggio, così come le sue scarpe sono troppo leggere.

O forse no. Perché, quando hai perso tutto, niente più ti può fare paura, e puoi vivere di nuovo nel modo che più ti è congeniale.

Recensione di Roberta Portelli

Intervista a Davide Longo

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L’UOMO VERTICALE Davide Longo

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