QUALCOSA, LA FUORI Bruno Arpaia

QUALCOSA, LÀ FUORI, di Bruno Arpaia

 

Ho preso questo libro dalla biblioteca che frequento, con la consapevolezza che non sarebbe stato un libro facile da leggere per l’argomento trattato, perché la storia raccontata non è fantascienza ma la descrizione di un futuro, neppure tanto lontano, ragionevolmente prevedibile sulla base delle tendenze climatiche in essere. Insomma sto cogliendo in me una vena un po’ masochista che mi porta a leggere libri distopici, che un po’ mi creano ansia ma per altri versi mi spingono a cercare di capire cosa può fare ciascuno di noi, al di là delle scelte della classe politica mondiale, per evitare o almeno rallentare eventi catastrofici che mettano a rischio la sopravvivenza dell’uomo, così come lo conosciamo.

 

 

Ambientato nel 2100, “Qualcosa, là fuori” racconta in maniera drammatica la migrazione di centinaia di persone che dai paesi del Mediterraneo, ormai ridotti ad un territorio arido e sterile, con gravissimi problemi di siccità e di temperature aumentate in maniera insopportabile, si spostano verso i Paesi nordici che, grazie alle temperature più miti, sono diventati la nuova destinazione per i viaggi della speranza di chi cerca scampo da situazioni ormai diventate intollerabili.

E così anche Livio, ormai vecchio con un passato da ambientalista convinto ed ex professore di neuroscienze, si è messo in cammino, recuperando i pochi soldi rimasti e condividendo la sua strada con un gruppo di disperati che sono diventati la sua nuova famiglia.

 

 

Alternando paragrafi in cui vengono descritti gli stenti e le difficoltà di questa migrazione con flash back della vita passata di Livio (l’incontro con la moglie, il loro trasferimento negli Stati Uniti con i successi ottenuti negli studi e nel lavoro, con la felicità di un figlio e poi la durezza del rientro in Italia ed il precipitare della situazione) Arpaia descrive un mondo di desolazione, dove tutto diventa difficile, dove gli uomini si uccidono per un po’ di acqua, dove non c’è pietà per chi non ha più soldi o per chi è diventato troppo debole per continuare il cammino. Ed in questa situazione è difficile restare umani e mostrare solidarietà verso il prossimo ma Livio è uno che ci riesce.

 

 

Uno scenario apocalittico che ci costringe tuttavia a prendere consapevolezza dei rischi che corre l’umanità ed a confrontarci con quello che potrebbe, in un futuro sempre più prossimo, diventare la cruda realtà delle prossime generazioni. Bisogna però prenderne consapevolezza perché come dice Arpaia in una parte del libro: “Nessuno ricordava più con esattezza quando era cominciato tutto. Forse perché non c’era stato un vero e proprio inizio, forse perché si era trattato di una lenta e implacabile alleanza di eventi impercettibili, di alterazioni minime che, almeno in apparenza, cambiavano poco o nulla, finché quasi di colpo ci si era ritrovati in quel disastro”. Ed è soprattutto pensando a quanto questo sia vero che credo si imponga una riflessione.

 

Recensione di Ale Fortebraccio

QUALCOSA, LA FUORI Bruno Arpaia

 

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