L’OROLOGIAIO DI EVERTON Georges Simenon

L’OROLOGIAIO DI EVERTON, di Georges Simenon

Recensione 1

Dave conduce una vita ordinaria nel paesino di Everton, lavora come orologiaio e nello stabile del suo negozio c’è anche il suo appartamento, e l’unico svago che si concede è una serata in compagnia di un amico il sabato; tutto il resto della sua vita ruota attorno a Ben, il figlio sedicenne che ha dovuto crescere da solo da quando la moglie se n’è andata, quindici anni e mezzo fa.

Egli si illude dalle risposte che riceve che il figlio sia felice, ma quando una sera quest’ultimo non torna a casa ogni certezza vacilla e una nuova realtà si affaccia davanti ai suoi occhi.

Ancora una volta Simenon parte da una situazione ordinaria e con personaggi ordinari per costruire una storia dalla fronte impronta psicologica che ci mostra quanto spesso chi crediamo di conoscere rivela una natura inaspettata e una voglia di ribellione che è rimasta sopita nei suoi ascendenti più diretti. Una narrazione come sempre avvincente, nonostante i pochi e misurati colpi di scena, per una manciata di ore di lettura estremamente piacevole e coinvolgente, arricchita da personaggi magnificamente caratterizzati e raccontati nella loro dimensione più introspettiva con grande realismo e concretezza.

Recensione di Enrico Spinelli

 

Recensione 2

ATTENZIONE POSSIBILE SPOILER

“…noi genitori siamo gli ultimi
A conoscere i nostri figli”

Uno dei romanzi del “filone americano di Simenon, “L’orologiaio di Everton”, ambientato in una pacifica cittadina dello Stato di New York, è stato scritto dall’autore nel 1954 anche se in Italia è arrivato nel 2005 per Adelphi, con la traduzione di Laura Frausin Guarino.

Come sempre, la scrittura di Simenon, anche mancante delle atmosfere brumose e noir della terra di Francia è capace di trascinare il lettore all’interno di ciò che sembra la banalità del quotidiano, scandagliando l’animo umano come pochi sanno fare.

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La storia è cupa, commovente, malinconica. Dave Galloway è un uomo dall’aspetto dimesso, con una vita grigia e abitudinaria alla quale ha opposto un solo tentativo di ribellione: sposarsi con una donna dall’esagerata libertà di costumi che l’ha abbandonato, senza un perché, con un figlio di sei mesi, il suo piccolo Ben. Rassegnato alla piega che ha preso la sua vita, Dave si dedica al bambino totalmente. Lavorando nella sua bottega d’orologiaio, senza l’aiuto di una donna nelle faccende, con la compagnia di un solo amico, burbero ma sempre presente, con la faccia da galeotto, tale Musak, l’unico che gli fa compagnia nelle lunghe serate solitarie, Dave tira su Ben come un gioiello. Il bambino sembra apparentemente felice, può fidarsi totalmente di un padre sempre a sua disposizione e la loro tranquilla routine non sembra subire scossoni di sorta.

 

Ma, all’età di sedici anni, ecco che Ben, studioso, obbediente, sempre puntuale nei suoi ritorni a casa, scompare improvvisamente, una notte, così come aveva fatto sua madre tanti anni prima. Il mondo di Dave viene sconvolto mentre prende consapevolezza dei fatti che hanno determinato l’assenza del figlio, coinvolto in un episodio criminoso insieme alla sua fidanzata-bambina, un episodio che avrà conseguenze gravissime per la vita di tutti.

Questo costringerà il protagonista a ripensare a ciò che è stata tutta la propria vita per cercare disperatamente di trovare, attraverso le sue trame, il motivo di tale sconcerto vitale, fino ad arrivare attraverso un viaggio emozionale, intenso e ricco di sfumature profonde e intime, ad una risposta illuminante, a un vero e proprio “segreto degli uomini”, che possa fargli accettare, comprendere, proseguire e sperare nelle generazioni future.

 

Gli uomini di casa Galloway, tutti con una vita passata ad abbassare la testa, ad essere perdenti ancor prima di esserne edotti, legati indissolubilmente da un unico atto di ribellione esploso da un’incontenibile rabbia, un atto che li accomuna, nonno, padre e nipote e che è l’unico che può fornire la chiave di comprensione necessaria all’accettazione di una predestinazione demolitrice e struggente per affrontare il funesto influsso del destino. La comparsa di una bolla enorme di collera e rancore repressi, sale inesorabile dal magma di tante generazioni di sconfitti per ribadirne, con inusitata forza, la potenza e l’esistenza.

Un Simenon grandioso, in forme introspettive sempre più intense e appassionate, sotto il velo di grigiore, monotonia e apparente normalità che va a coprire, nascondere, insabbiare la grande forza lacerante potenzialmente covata all’interno di ogni animo umano.

Recensione di Maristella Copula

L’OROLOGIAIO DI EVERTON Georges Simenon

 

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