LO STATO DI EBBREZZA Valerio Varesi

LO STATO DI EBBREZZA, di Valerio Varesi (Frassinelli)

Varesi, con questo romanzo, termina “La trilogia di una Repubblica. “Lo stato di ebbrezza” esce nel 2015. Successivamente uscirà, in un unico volume, la raccolta dei tre romanzi che compongono la trilogia.

È un libro amaro, che lascia poche speranze, ma che va letto.

Va letto perché ci aiuta a capire ciò che succede oggi. La storia va al di là delle singole vite e non è nemmeno l’espressione delle vite di quell’epoca. Forse è proprio la storia a plasmare le vite umane in un determinato senso, come se ci fosse un disegno superiore, in grado di plasmarle, queste vite. Ma, d’altra parte, sono gli uomini a fare la storia, sicuramente senza rendersi conto di quale storia andranno a formare, In termini concreti.

Dunque, “Lo stato di ebbrezza” prende spunto dagli anni ’80 e il suo protagonista, Domenico Nanni, ci racconta, attraverso la sua vita, paradigmatica dell’epoca, come, colpo dopo colpo, siano svanite le grandi speranze che, almeno fino a tutti gli anni ’70, avevano sostenuto gli uomini e le donne uscite dalla Resistenza e impegnate nella costruzione della Repubblica.

Non a caso si iniziò a parlare di “riflusso” in quegli anni, dopo le grandi rivolte del ’68 e del ’77 che illusero tanti giovani che abbracciarono gli ideali rivoluzionari.

Scrive Varesi: <Tutto volgeva all’indietro in quel primo scorcio degli ’80. Ci voleva poco per capire che sarebbe finita in vacca>.

Ciò che oggi in effetti molti ancora non hanno ben capito è che il berlusconismo poté nascere solo grazie al terreno che Craxi aveva preparato.

Il modo stesso di comunicare stava cambiando radicalmente, come aveva previsto a suo tempo Guy Debord nella “Società dello spettacolo”.

Il caso di Alfredino Rampi, 18 ore di diretta TV, rappresenta lo spartiacque tra il prima e il dopo nel mondo della comunicazione italiana.

Anche la tragedia diventa spettacolo.

Sono gli anni in cui si scoprono le trame nere e dietro le trame nere, Gelli e la P2 con il suo programma di “rinascita democratica”. Scrive ancora Varesi: <Allora pensavo a Tugnoli, ai tanti che erano rimasti con il moccolo in mano senza più illuminare niente! Né far da avanguardia a nessuno. E il moccolo, alla fine, l’avevano usato per incendiare e far fuoco. La P 38 impugnata per rabbia e vendetta verso quel mondo che li aveva traditi>.

La storia continua, gli ideali svaniscono, e con essi, in parte, anche le Cooperative, quei soggetti, cioè, che dovevano diventare il nuovo modello economico del socialismo democratico, ma che invece si dovranno sempre più adattare alle esigenze del mercato, dei suoi manager e del craxismo dilagante.

Inizia anche la guerra di Craxi, antesignano di Berlusconi, contro i giudici, coloro i quali saranno definiti dal Berlusca come le “toghe rosse”.

La finanza acquisisce sempre più importanza in un mondo che cambia. Il crollo del muro sancirà questo grande cambiamento verso la globalizzazione.

Prima o poi, però, in questo mondo, tutti finiscono bruciati, come anche il suo protagonista e la sua prima compagna: Susanna. In parte anche quella successiva, Carmen, molto più attenta e realista tuttavia. Insomma, tutto ciò fino al 2015.

Eppure, vi posso garantire che tutto ciò che succede negli anni successivi ed oggi, in particolare, è la logica conseguenza di ciò che Valerio Varesi scrive. Non poteva andare diversamente.

Il mio grande timore è però: com’andrà ancora più avanti! Saremo in grado di invertire la rotta e tornare alle basi?

Un ultimo appunto: in questo libro veniamo a conoscere un Valerio Varesi diverso, con un modo di scrivere diverso. La sua è quasi un’invettiva, senza tanti freni, al sistema dominante, ma anche a una sinistra che nel tempo ha perso tutti i suoi principi di base per inseguire improbabili rifondazioni o aggregazioni.

Recensione di Algo Ferrari

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