L’ANNO DELLA MORTE DI RICARDO REIS José Saramago

L’ANNO DELLA MORTE DI RICARDO REIS, di José Saramago

 

30 dicembre 1935. Il medico gesuita Ricardo Reis, dopo 16 anni di esilio, fa ritorno in Portogallo.

È uno Stato molto diverso da quello abbandonato tempo prima. L’Europa è diversa. In Italia sta riscuotendo un successo crescente Benito Mussolini. In Germania viene acclamato Hitler, in Spagna esplode la guerra civile che porterà al Franchismo. Anche il Portogallo sta vivendo una deriva autoritaria e dittatoriale.

Un periodo storico di grandi cambiamenti, quasi sempre in peggio, che infatti preludono allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Dopo i festeggiamenti di fine anno, da Ricardo Reis trascorsi in solitudine in un albergo vicino al fiume, inizia il 1936, che già sappiamo sarà il suo ultimo anno di vita.

Ricardo Reis è un medico, è un poeta, ma è soprattutto l’alter ego di Fernando Pessoa. Uno dei suoi tanti eteronimi.

Pessoa aveva iniziato a plasmare questo personaggio. Gli aveva dato un’educazione gesuita, assegnato la professione di medico. Lo aveva reso autore di una serie di liriche. Saramago lo ha reso protagonista di un intero romanzo, facendogli vivere amori platonici e sensuali, subissandolo di dubbi, malinconie, male del vivere. Agendo nella sua introspezione, fino a farne un personaggio di carne e ossa.

Dal Brasile, Ricardo Reis torna in Portogallo perché ha saputo della morte di Pessoa. Gli è sembrato un omaggio dovuto. Una volta tornato in patria, va a far visita alla tomba del poeta e lì lo trova. Trova proprio Fernando Pessoa. un fantasma, o quasi. Da quel momento, Pessoa si affeziona a Ricardo e per tutto il romanzo, diverse volte, tornerà a fargli compagnia e a discutere con lui: di morte, di Dio, di autorità, di dittature. E di amore.

È un romanzo storico, perché ha alla sua base una ricostruzione storica dettagliatissima.

È un romanzo filosofico, perché svariati sono gli argomenti sviscerati durante i dialoghi tra Ricardo e Fernando oppure durante i soliloqui del medico.

È soprattuto un romanzo d’amore. Amore per due donne, Marcenda e Lidia. Amore per la poesia. Amore per la vita.

È, ma che ve lo dico a fare?, un romanzo meraviglioso.

Il quarto romanzo di Saramago che leggo, dopo Cecità, Il vangelo e Le intermittenze. Tutti bellissimi. Difficilissimo stilare una classifica. Ma L’anno della morte di Ricardo Reis diventa il mio preferito, assieme al Vangelo secondo Gesù.

La scrittura di Saramago, al solito, potrebbe sembrare ostica (priva di punteggiature: per esempio, mancano del tutto i punti interrogativi e i segni di interpunzione dei dialoghi), ma, al tempo stesso, incredibilmente scorrevole. Il suo stile, così particolare, è avvolgente. Durante la lettura ho avuto l’impressione di trovarmi su una barca, in mare aperto, dolcemente cullato dalle onde.

Non c’è niente da fare. Ogni volta ci provo: leggo tanti altri libri, di scrittori diversissimi. Alcuni mi piacciono molto. Alcuni li adoro.

Ma poi leggo Saramago. E penso che proprio non c’è storia.

Recensione di Attilio Facchini
L’ANNO DELLA MORTE DI RICARDO REIS José Saramago

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