IL GIORNO DEI MORTI Maurizio De Giovanni

IL GIORNO DEI MORTI, di Maurizio De Giovanni

 

Buongiorno, e buon inizio di settimana! “Il giorno dei morti” di Maurizio De Giovanni è il libro che ha catturato e portato con sé la mia anima nelle ultime 48 ore. Ero già abituata alla magia che De Giovanni sa trasmettermi con i suoi romanzi, ma stavolta la lettura di questo romanzo mi ha catturata come mai prima era successo. Il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, della Regia Questura nella Napoli degli anni Trenta, è alle prese con uno strano caso.

Tetté, un bambino di circa 7-8 anni, è stato ritrovato morto sotto la pioggia, seduto sullo scalone di Capodimonte. Solo il suo cane, randagio come lui, è rimasto al suo fianco, non l’ha abbandonato come tutti. Sì, perché Tetté era uno scugnizzo, un orfanello che la parrocchia aveva accolto dandogli un tetto, gelido d’inverno e rovente d’estate, e pochi cenci con cui vestirsi. Per il resto, una vita di violenza, tra le angherie degli altri orfani, le punizioni del parroco e le ambigue e sgradite attenzioni del sacrestano. Solo i momenti con una delle Dame di Carità che avevano preso a cuore l’istruzione dei ragazzi rappresentavano il paradiso per il piccolo Tettè, che a quanto pare aveva trovato la morte ingerendo inconsapevolmente veleno per topi.

Ricciardi vuole capire, vuole fare di tutto perché un incidente del genere non accada più, se davvero di incidente si è trattato. Ma per farlo, deve immergersi nella vita di strada del bambino, tra le persone che avevano a che fare con lui e nelle strade in cui Tetté correva, con il suo cane sempre al fianco. Grazie al fido brigadiere Maione e al suo informatore Bambinella, due personaggi assolutamente indimenticabili su cui si potrebbero costruire degli interi romanzi a parte, Ricciardi arriverà ad un terribile segreto, non senza rischiare addirittura la propria vita. Ma la fine di Tetté doveva trovare giustizia, perché, come dice Bambinella: “Sono stato un bambino orfano pure io, Commissa’. Senza un padre e una madre, abbandonato in mezzo alle strade di questa città. Io lo so, che non sei niente: che se campi o muori è lo stesso, e nessuno se ne fotte. Mi sono dovuto guadagnare la vita a bocconi e morsi, proprio come a questa creatura sfortunata che avete trovato a Capodimonte. Diciamo che è stato un fiore sulla cassa di questo bambino. Un fiore da parte di Bambinella”.

Una storia originale, insolita, che ti prende e ti porta con sé a Napoli, sotto la pioggia, camminando vicino a Ricciardi e vedendo i suoi fantasmi, aspettando vicino alla finestra con Enrica, trafficando in cucina con Tata Rosa e i suoi manicaretti lucani, sognando l’amore con Livia… e tanto, tanto di più. Perché i romanzi come questo sono davvero irripetibili, nella loro capacità di farti entrare nella storia e di vivere le emozioni di ogni personaggio. Come solo Maurizio De Giovanni sa fare.

Recensione di Eleonora Saia
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