L’ANALFABETA Agota Kristof

L’ANALFABETA, di Agota Kristof (Casagrande)

Si può scrivere un’autobiografia compiuta in sole 50 pagine? Se a farlo è una grande scrittrice come Agota Kristof la risposta è decisamente si. Con la sua scrittura scarna, senza svolazzi e infingimenti, la Kristof ci racconta la sua fuga dall’Ungheria dopo i fatti di Budapest del ‘56 e il suo arrivo in Svizzera. Il paese accoglie anche bene i profughi ma il distacco si rivela durissimo. Agota arriverà a dire che sarebbero stati meglio due anni di prigioni russe (il marito l’ha convinta a espatriare per paura dell’arresto) invece di cinque anni di lavoro in fabbrica (di orologi, ca va sans dire).

Alcuni dei suoi compagni di fuga non riusciranno mai ad integrarsi. Agota dovrà reimparare a scrivere in francese, lingua a lei sconosciuta (da qui il titolo del libro, “L’analfabeta”). Sarà un percorso durissimo. Agota non padroneggerà mai bene la lingua e sino al termine del suo cammino dovrà aiutarsi con i vocabolari e ogni lavoro sarà partorito con fatica (Trilogia della città di K e Ieri imperdibili). Il libro è bellissimo e commovente e percepiamo la fatica del vivere da profuga in un paese straniero e dello scrivere in una lingua nuova (non poteva usare l’ungherese perchè non era ancora una scrittrice affermata). Lo stile asciutto della Kristof e il suo tormentato percorso ci dicono che chi ha talento scrive sempre, in qualsiasi luogo e in qualsiasi modo.

Recensione di Arturo Bandini Molise

L’ANALFABETA, di Agota Kristof

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