LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI, di Paolo Giordano
Quanto è importante il titolo per il successo di un libro? Molto, soprattutto quanto la combinazione riesce a penetrare nell’inconscio colpendo la parte più sensibile e narcisistica di ognuno di noi.
L’accostamento della parola “solitudine”, già di per sé romanticamente malinconica, fluida e laconica, con i “numeri primi”, numeri speciali divisibili solo con se stessi, fondamentali nei processi matematici, risulta vincente e, insieme allo sguardo grande, enigmatico e inquietante della foto di copertina, sembra già preludere la grandezza di un romanzo dotato di tutti i crismi della sofferenza interiore.
Chi non ha mai provato il senso della più profonda solitudine nell’incomunicabilità, nella mancanza di condivisione, il senso del vuoto, del dolore indivisibile? Chi non ha mai avvertito quel senso di estraneità, ergendosi a dio dell’ Olimpo nel vagare sospeso in un mondo di comuni mortali etichettati in anonimi cliché?
Il libro di Giordano è la solitudine di tutti noi confusi nell’ammasso di numeri che si rincorrono e si ammucchiano in un groviglio esasperato. Sebbene, nella presunzione di essere speciali, pochi in realtà sono, poi, in definitiva, quelle teste e quei cuori che risultano inconciliabili con la massa, appunto “numeri primi”.
Il romanzo di Giordano fa leva sul lettore, quest’ultimo scioccato dal fatto di sentire e dividere il dolore dei due protagonisti, Alice e Mattia, struggenti esseri romantici, calpestati dalla società, stritolati dalle masse, dai desideri altrui e dai sensi di colpa.
Personaggi che risultano comunque aridi, spettrali, i quali malgrado non riescono a lenire le ferite di un’infanzia segnata da tragedie irreversibili non si piegano a cercare compassione e perdono, anzi velando la loro esistenza con un atteggiamento sterile e svuotato di umana pietà.
Simili nel percorso formativo, i due personaggi s’incontrano dal richiamo di un’eco speciale, si scrutano, specchiandosi con l’aridità della sofferenza. Si riconoscono, tentano di unirsi nel gioco matematico della condivisione, ma si accorgono che ognuno può dividere soltanto con il proprio io il senso della vita sino a questo punto raggiunta. Non si tratta di far scoccare la scintilla di un distratto Cupido per creare una banale love story, è soltanto la certezza matematica che un numero primo non può essere né divisore né dividendo di un altro.
Così i due protagonisti diventati adulti si ricompongono nelle loro caselle speciali separati inevitabilmente proprio dal fatto di essere entità speciali, gemelli, fondamentali soltanto in un processo composto di numeri scomponibili e divisibili.
Alice, volutamente storpia per sfuggire alla tirannia paterna, Mattia macchiato dalla colpa nell’aver abbandonato la sorella disabile: due percorsi, due vite, un’ unica anima numerabile con due distinti numeri primi.
Scritto con la leggerezza della poesia, sembra che le pagine scorrono placide lungo un tortuoso percorso fluviale, estremamente dolce, senza mai raggiungere la foce in quell’impeto di getto che giunge in un mare, estremamente salato.
“Succede nei film e succede nella realtà, tutti i giorni. La gente si prende quello che vuole, si aggrappava alle coincidenze, quelle poche, e ci tira su un’esistenza”
Recensione di Patrizia Zara
Titolo presente nella Classifica delle delusioni letterarie
LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI Paolo Giordano
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