LA DISCIPLINA DI PENELOPE – RANCORE, di Gianrico Carofiglio
Ho letto uno dopo l’altro, in pochissimo tempo, i due romanzi di Gianrico Carofiglio che hanno come protagonista Penelope Spada, ex pubblico ministero, dimessasi dopo un fatto che resta un mistero nel primo libro e viene invece svelato nel secondo. Ambientate entrambe a Milano le due storie vedono Penelope ingaggiata come investigatrice (senza licenza) con la richiesta di risolvere casi un po’ controversi in cui le indagini ufficiali non hanno eliminato alcuni dubbi; nel primo romanzo, Penelope viene assunta da un uomo per indagare sull’omicidio della moglie rimasto insoluto ma che ha lasciato ombre su di lui nonostante l’archiviazione del caso; nel secondo è la figlia di un professionista, la cui morte è stata dichiarata come conseguenza di un infarto, che sospetta invece un coinvolgimento della seconda moglie del padre, a cui nel testamento è stata lasciata la maggior parte del patrimonio.
La mancanza di ufficialità del suo ruolo costringe Penelope ad indagare in modo certamente non convenzionale avvalendosi di amicizie e contatti del vecchio ambiente lavorativo e non, ma la sua esperienza di pubblico ministero la aiuta molto nel venire a capo dei due casi. “Funziona così, nelle indagini: parli con tante persone, fai tante domande, le informazioni, spesso inutili, si accatastano le une sulle altre; passano i giorni e quello che vieni a sapere non serve a nulla, non ti porta – sembra – da nessuna parte […]. Bisogna continuare fino a quando – per caso, per fortuna, bravura, cocciutaggine – qualcosa si accorda inopinatamente con qualcos’altro”.
I due gialli si leggono facilmente, grazie alla scrittura scorrevole ed incisiva di Carofiglio, anche se a momenti ho trovato un po’ fastidiose e troppo didascaliche le parti più tecniche sotto il profilo giuridico.
Di sicuro Carofiglio scrive bene ma questi ultimi due libri non mi hanno convinta e mi hanno fatto rimpiangere i gialli con protagonista l’avvocato Guerrieri. Ho trovato le trame un po’ deboli e la figura di Penelope non mi ha suscitato particolare simpatia: una donna segnata dalla vita, che ha scelto di non farsi coinvolgere sentimentalmente, che trascina le sue giornate alternando una severa disciplina, nell’allenamento sportivo e nella scelta dei cibi, con un abuso di alcool e di fumo. Unico aspetto che la rende meno antipatica è la sua capacità di interagire empaticamente con altre donne e con la cagnetta Olivia.
Insomma questo tentativo dell’autore di rapportarsi con un mondo femminile non mi pare per ora riuscito. Vedremo se con i prossimi romanzi della serie (perché a mio avviso ce ne saranno altri) avrò modo di ricredermi, anche perché Carofiglio è uno scrittore che amo ed ho intenzione di continuare a seguirlo.
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