Premio Campiello 1964: IL MALE OSCURO, di Giuseppe Berto
Un libro famosissimo e importante: il racconto autobiografico di una vita segnata dalla “nevrosi da angoscia”, dai primi segni della sofferenza, ai lunghi anni delle crisi, alla scoperta della psicoanalisi e al conseguente lento cammino verso la guarigione, per quanto possibile.
Un libro che fin dalla sua prima uscita nel 1964 ha dato spunto a riflessioni e approfondimenti dottissimi e illuminanti.
Per quanto mi riguarda porto semplicemente la testimonianza di chi, per sua fortuna, non si è mai trovata a stretto contatto con questo tipo di dolore e che quindi ha letto il libro con costante sbigottimento, stentando a credere che possa esistere tanta sofferenza.
La scrittura incalzante di Berto mi ha fatto l’effetto di un racconto orale, con il suo carico di emozione violenta non stemperata dalla lettura. Mi è sembrato che per tutte le quasi 400 pagine mi parlasse all’orecchio, mi raccontasse del padre, della ragazzetta, del vecchietto.
E di tutto quel malessere, per me inimmaginabile. Fa bene fare i conti con quello che non si conosce, soprattutto con la sofferenza: potrebbe farci crescere e renderci più umani. Almeno si spera.
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