I ROMANZI DEI DELITTI DEL BAR LUME – Marco Malvaldi

I ROMANZI DEI DELITTI DEL BAR LUME – Marco Malvaldi

Pineta, alle porte di Pisa. Massimo Viviani, giovane gestore e “barrista” del Bar Lume (dove impone delle precise regole orarie sulle ordinazioni, cappuccino in primis), ha quotidianamente a che fare con quattro anziani avventori particolarmente invadenti: il ristoratore Aldo Griffa, l’ex-impiegato del comune Pilade Del Tacca, l’ex-postino Gino Rimediotti e il nonnaccio materno Ampelio. Questi trascorrono le giornate al solito tavolino -o al tavolo del biliardo- giocando a carte, chiacchierando di persone più o meno note e discutendo dei fatti del giorno…. in particolare dei fatti di sangue. Le cose fin qui rientrerebbero nella norma se non fosse che i quattro si applicano ai delitti come veri investigatori, sovrapponendosi spesso alle operazioni delle forze dell’ordine. Il nostro Massimo, che tutto vorrebbe meno che di occuparsi di queste faccende, si trova così suo malgrado a partecipare a queste indagini, cogliendo i suggerimenti dei quattro persecutori e giungendo alle dovute conclusioni sfruttando anche le sue conoscenze da matematico mancato.

I romanzi dei “Delitti del Bar Lume” sono una perfetta combinazione di giallo e commedia: tanto divertenti nei dialoghi toscanacci, con insulti annessi (paradossalmente senza mai cadere nella volgarità) quanto avvincente e mai banale nello sviluppo dell’elemento investigativo; la prosa estremamente riuscita, poi, contribuisce a rendere la lettura al contempo leggera e coinvolgente.

I ragionamenti dei quattro vecchi portano con sè il sapore di qualcosa di antico, artigianale (come del resto i giochi con cui trascorrono il tempo), che cozza con i più moderni ritrovati della tecnologia investigativa, mostrandosi spesso e volentieri vincente, una strenua difesa della capacità dell’individuo di ragionare con la sua testa senza sottostare alle macchine. E la cosa più curiosa, per concludere, è che nonostante il meccanismo narrativo sia lo stesso in tutti i romanzi non si avverte mai la sensazione di ripetitività, e rimane sempre forte il desiderio di raggiungere questo luogo immaginario e sedersi a un tavolino per ascoltare le discussioni tra i 5 personaggi e ordinare qualcosa…sempre che non sia un cappuccino dopo l’ora di pranzo!

Di Enrico Spinelli
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