DUE LIBRI A CONFRONTO: IO SONO UN GATTO Natsume Soseki SEMBRAVA UN BRITISH INVECE ERA UN MERDISH Olivia Ninotti

DUE LIBRI A CONFRONTO: IO SONO UN GATTO, di Natsume Soseki (Neri Pozza) SEMBRAVA UN BRITISH INVECE ERA UN MERDISH, di Olivia Ninotti (Scatole Parlanti – aprile 2022)

 

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Anni fa ho letto un libro giappo: “Io sono un gatto” di Natsume Soseki di Neri Pozza (2006, ma pubblicato dall’autore nel 1905), tradotto da Antonietta Pastore che appunto della cultura nipponica se ne intende.

Lunghissimo, godibilissimo se si entra nello stile giapponese delle certosine descrizioni, dei costumi, del modi di fare,il protagonista è un gatto senza nome col pelo di un misto di GIALLO e di GRIGIO CHIARO, come quello dei gatti persiani, con macchie che ricordano il nero della lacca.

E leggendo il molto più breve “ Sembrava un British invece era un Merdish” di Olivia Ninotti, edito da Scatole Parlanti in aprile 2022 mi è subito venuto in mente l’altro.

Entrambi nascono come libri ironici e divertenti, leggeri e apparentemente bidimensionali, in particolare quello di Ninotti che fa ridere come i fumetti di Andy Capp (le vicende di Carlo e Alice, per intenderci) ma lo scopo ultimo di chi scrive è descrivere la crisi della società del momento.

Entrambi hanno per protagonisti biografici un gatto (in quello della Ninotti, una gatta di razza Scottish) che assistono e narrano le vicende degli umani più vicini.

Entrambi i narratori-gatti sono cinici, intelligenti, col tempo tuttologi e descrivono le esistenze tragicomiche di coloro che osservano. Entrambi sono l’autore stesso e il suo pensiero.

Non ci sono grandi eventi, avventure epocali ma un piccolo mondo antico che –in Soseki- sta radicalmente mutando e –in Ninotti- è già dentro ad una nevrosi folle di comunicazione nonsense.

Le epoche e le culture sono diverse. Il gatto di Soseki non è mai un animale di famiglia. Luna di Ninotti insieme alla persiana Vecchia e al piccolo British ne sono parte integrante.

Eppure c’è una profonda differenza e qui conta la formazione di chi scrive , non tanto l’epoca.

Attenzione-spoiler!-il gatto di Soseki rappresenta la fine della spirito giapponese che cade sotto i colpi dell’arrivo della cultura occidentale, individualista e viziata che condanna l’Uomo alla solitudine e al suicidio. “Gli umani, per quanto forti, non saranno in auge per sempre. Meglio attendere tranquillamente l’ora dei gatti” ma il gatto nipponico affoga ubriaco.

Ninotti è invece una psicoterapeuta della nostra società e cerca di recuperare attraverso l’evoluzione cognitiva-emotiva e relazionale di Luna il significato dei legami nella doppia accezione del desiderare di appartenere e di essere liberi.

Alla fine questi umani un po’ stupidi, incomprensibili , incasinati, contradditori o granitici si possono voler bene.

Non è il potere del fuoco che ha reso forte l’uomo, ma il potere del focolare.

Bellissima di Ninotti l’invenzione del glossario felino, vale tutto il libro.

Recensione di Silvia Medri

Commento che Antonietta Pastore (la traduttrice di Io sono un gatto) ha rilasciato a Olivia Ninotti

Sto leggendo in questi giorni il suo libro (quasi terminato), e concordo con la recensione che ne ha fatto Silvia Medri (grazie di avermela mandata). In effetti il gatto protagonista di “Sembrava un British…” ricorda il gatto senza nome di Natsume Soseki. Entrambi i gatti riescono a conquistare la simpatia e la connivenza del lettore per l’ironia con cui osservano la società umana e tutte le sue assurdità – rispettate le differenze ambientali e epocali -, da un punto di vista distaccato e al tempo stesso partecipe.

Inoltre il suo gatto – cioè lei, Olivia – fa prova di una notevole fantasia nell’inventare un linguaggio felino convincente e spiritoso, come osserva giustamente Silvia Medri.

Insomma, una lettura molto piacevole, ma non solo divertente, perché nel mettere in evidenza con acume tic, distorsioni e ossessioni delle relazioni interpersonali nella nostra società, fa riflettere.

Di Antonietta Pastore

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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