DOLORES CLAIBORNE Stephen King

DOLORES CLAIBORNE, di Stephen King

Beh, dopo aver letto IT questo secondo King mi ha letteralmente spiazzato!!!

Un altro Stephen, quasi neanche lo stesso all’inizio.

 

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Poi andando avanti con la lettura però, l’ho ritrovato, lui…il KING!
Aspettava solo di farsi riconoscere: nelle atmosfere quasi surreali, nel suo lato oscuro e quasi paranormale…voci, apparizioni, visioni, allucinazioni, suspanse, macabro orrore.

Ma soprattutto tre cose lo hanno identificato: il tema della violenza domestica, una comunità che resta immobile e indifferente, che non guarda oltre la superficie delle cose e il suo grande amore e rispetto per l’universo femminile.

“Sei diventato uomo come qualsiasi altro uomo, con dietro una donna a lavarti i panni e ad asciugarti il naso e a darti una spallata dalla parte buona quando ti giri nella direzione sbagliata”

 

Eh sì, così come in IT è grazie all’unica donna del Club dei Perdenti, Beverly, che si riesce a vincere la battaglia con il male, così Dolores Claiborne riscatta la sua vita da sola.

Dolores Claiborne è un lunghissimo e incalzante racconto, senza capitoli e senza punti e a capo, che questa donna tiene davanti ad un poliziotto. E’ un monologo trascinante, un’appassionata confessione e una vibrante autodifesa allo stesso tempo.

Dolores racconta la sua vita alternando toni vivaci e drammatici.
Un matrimonio infelice, senza amore, fatto solo di botte, insulti e alcol.
Tutte cose che ha sopportato e accettato pensando che un uomo che picchia una donna di tanto in tanto è soltanto uno degli aspetti dell’essere sposata, “come pulire il cesso”.
Una sorta di “correzione casalinga” per una donna cresciuta con l’idea che quando moglie e figli non rigano dritto è compito dell’uomo portarli sulla retta via.

 

Tutto questo sopporta Dolores, lavorando come governante per una ricca signora e crescendo i suoi tre figli.

Ed ecco il punto…Dolores è una moglie ma soprattutto Dolores è una MADRE!

Ed è nel momento che avverte il pericolo per un suo cucciolo che si ribella, ecco che finalmente apre gli occhi. Apre il suo occhio interiore, l’occhio della mente.

Dolores agisce come può, come crede sia giusto, spinta dall’immenso amore e spirito di protezione verso i figli; li vuole salvare, li vuole proteggere da un padre disumano.

E allora anche lei scende a patti con il male…

“Il fatto è che certe volte siamo obbligati a essere crudeli per essere buoni.”
“Era come essere innamorati ma alla rovescia”.

E si chiede a posteriori perché quando si cerca di fare la cosa giusta così spesso si fa invece del male.

 

L’ha trovata la sua personale risposta…

“Certe volte bisogna diventare un po’ carogne per sopravvivere. Certe volte fare la carogna è tutto quello che resta ad una donna.”

Poi però il prezzo da pagare è terribile.

Non la si può giudicare, non la si può assolvere o condannare, la si può però ascoltare.
E’ semplicemente un’anima straziata da ferite crudeli che riesce a conquistare una sua forma di grazia.

“Vi sembrerà magari impossibile che una vecchia bisbetica come me creda nell’amore ma la verità è che è praticamente l’unica cosa in cui credo sul serio”…l’amore che muove il sole e le altre stelle!

Buona lettura!

Recensione di Cristina Costa

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