VOCABOLARIO DEI DESIDERI Eshkol Nevo

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VOCABOLARIO DEI DESIDERI, di Eshkol Nevo

Recensione 1

 

Vocabolario dei desideri
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Desiderare le lettere, una loro successione che poi faccia nascere le parole, e infilarle come perle per inventare nuove collane. Tante quante le lettere dell’alfabeto. Per chi legge, da indossare come gioielli magici che brillano e solleticano il cuore.

I testi qui raccolti sono stati pubblicati originariamente su Vanity Fair tra febbraio del 2019 e febbraio del 2020. Questa nuova edizione è molto comoda da portare in viaggio. Facile da trasportare e da leggere in treno tra un controllo del biglietto (e del green pass oggigiorno) e uno scambio di parole per far accomodare un altro viaggiatore nel sedile accanto. Ma esiste un’altra edizione che è una piccola perla, edita sempre da Neri Pozza per la Collana Spleen. È il frutto di una collaborazione con l’artista fotografa Pax Paloscia, magica interprete di Street Art. È leggermente più grande, non sta in borsa come l’ultima edizione ma fa sognare un po’ di più. Vedete voi. Personalmente mi sono imbattuta nel libricino che ho amato molto e che appunto ha allietato le ore dei miei viaggi di lavoro.

 

 

Non conosco l’ebraico, quindi non sono in grado di giudicare la traduzione da un punto di vista di fedeltà rispetto al testo originario. Ma dal mio punto di vista, in quanto lettrice, posso dire di aver molto amato le parole scelte e il modo di dirle. Mi sono molto divertita in questo vocabolario tradotto e sicuramente il merito principale va all’autore. A chi le ha create nella sua lingua madre. Ma m’inchino anzi – ringrazio – il suo traduttore che ha saputo veicolare in un’altra lingua la freschezza di queste storie.

Ognuna ha un pretesto narrativo, Una lettera dell’alfabeto. Ognuna divaga nel quotidiano dell’autore e nei suoi ricordi. Veniamo così cullati in un viaggio senza stazione di arrivo. Senza una destinazione vera e propria. Se non il sé stesso leggermente modificato da vocaboli di emozioni assopite dentro la propria anima. È la qualità del dondolio sulle rotaie che mi fischia nelle orecchie mentre leggo durante i miei sposamenti. Metaforicamente è una perfetta trasposizione. Che funziona con questi racconti, pillole di sapienza, saggezza, filosofia, poesia e raffinatezza nella scelta, sempre inclusiva e con emozioni e sentimenti che fanno tendere verso la felicità o la serenità.

 

 

Come dice la giornalista Liana Millu: “esiste una sola serenità mentre vi possono essere numerose felicità. E anche infelici felicità. Perché la serenità è qualità propria delle cose e dello spirito, cioè dipendente direttamente da noi, mentre la felicità è in dipendenza quasi sempre dagli altri”. Come scrive Eshkol Nevo, nell’ultima storia che ha come protagonista la lettera Z: «Chiunque abbia vissuto anche una sola notte d’amore, è fortunato» (p 109). La fortuna non dura sempre, dura quell’attimo, che spesso, nell’attimo stesso, non scambiamo neanche per fortuna o felicità. Solo a ripensarci, in un secondo momento, ce ne accorgiamo. Ed è forse anche quel preciso istante della rievocazione ad essere un momento da ricercare e da chiamare felicità. Un qualcosa vissuto con un’altra persona riesce a far germogliare dentro di noi la serenità, ovvero la capacità di contenere la nostra vita e le nostre emozioni nelle parole che usiamo per identificarle.

Felicità e serenità. In fondo basta poco, basta sentire il suono delle parole e riportarle: «E ha detto. Vieni qui. Guardami. Siamo fortunati. Ricordatelo: siamo fortunati.» (p 109) Un riportare secco, incisivo, evocativo. I verbi indicano azioni semplici ma necessarie se vogliamo vivere bene, felici e sereni: dire (dar voce alle proprie emozioni), venire qui (nel presente), guardare la persona che amiamo (nell’occhio la nostra visione si traduce in capacità e saggezza), essere (e non avere) e infine ricordare (la memoria).

 

 

Una ricetta di facile assorbimento, adatta a una lettura senza pretese, come quando prendiamo una rivista in mano (Vanity Fair in questo frangente), leggera e frizzante, spumeggiante. Sì proprio come le bollicine. Fa venire a galla la voglia di vivere. Di stare insieme. Invita a scrivere il nostro vocabolario dei desideri. Come dice Eshkol Nevo, sempre in chiusura, le storie sono ovunque, quando non ne aveva, andava «a caccia. Al ristorante. All’aeroporto. In fila dal dentista.» (p 108) Oppure chiedeva «esplicitamente» a persone che incontrava. «Avete una storia per me? E ne avevano sempre.» Cari amici lettori fra un brindisi di fine anno e uno scambio di auguri, scriviamo altre storie, regaliamo nuove collane. Le nostre.

Recensione di IO LEGGO DI TUTTO, DAPPERTUTTO E SEMPRE. E TU? di Sylvia Zanotto  

 

 

Recensione 2

Ognuno di noi possiede un proprio vocabolario dei desideri. Solo che spesso non ne abbiamo consapevolezza. O forse, più semplicemente, non riusciamo a declinarlo.

Nevo ci offre il suo, mettendo insieme 26 piccoli racconti, tanti quante le lettere dell’alfabeto, che traggono spunto da storie raccolte in giro o attinte agli abissi della propria memoria e già pubblicati su una rubrica di Vanity Fair, il tutto cadenzato dai disegni densi e allusivi dell’Artwork di Pax Paloscia.

È un libro che potrebbe deludere chi è in cerca di grandi testi o di profonde verità, ma che può invece deliziare chi conosce già Nevo, la sua capacità di leggere le pieghe più riposte dell’animo umano traducendole in impulsi, tensioni, desideri, in quella ‘perturbante fragilità’ che contraddistingue molti dei protagonisti dei suoi romanzi. E non è detto che le grandi riflessioni debbano scaturire da grandi eventi, a volte basta poco per capire l’altro, per capirci, per sciogliere i nodi di una storia, per cogliere il bagliore di un sentimento. Ci si imbatterà così in una versione diversa delle Città invisibili di Calvino, per soli turisti di nostalgia, o in una riflessione su razzismo e antirazzismo nata in coda al supermercato, nelle contraddizioni dell’amore, sentimento capace di grande complicità ma perennemente esposto a rischio, o nell’esclusività dell’amicizia, che tutto perdona, ogni bene e ogni male del mondo.

E intanto, in sottofondo, sempre quella voglia di narrare in tono quasi sussurrato, narrare di Amore, Baci, Confessione, Desiderio, Empatia, Ferita, Guerra…

“Per un anno grazie alla rubrica sono stato uomo, e anche donna. Sposato, e anche divorziato. Traditore, e anche fedele. Vecchio. E bambino. Italiano. E anche americano. E anche sudafricano. Forse è proprio per questo che scrivo. Per essere chi non sono. Vivere la vita che non vivo. Forse è per questo che leggiamo”.

Recensione di Magda Lo Iacono
VOCABOLARIO DEI DESIDERI Eshkol Nevo

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