TU CHE SEI DI ME LA MIGLIOR PARTE, di Enrico Brizzi
Secondo Francesco Guccini “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli con il seno sul piano padano e il culo sui colli”. La Signora dei portici fa da sfondo al romanzo di Brizzi il cui arco temporale va dai primi anni ‘80 alla fine dei ‘90. Il trio di protagonisti che trascinerà l’intera opera si delinea fin dai primi capitoli: Tommaso Bandiera è un ragazzo rimasto orfano di padre troppo presto cresciuto con la madre e la famiglia di lei. Raoul è figlio di un notaio, ribelle e poco incline alle regole diventerà presto la guida spirituale di Tommaso. Infine Ester, ragazza dai tratti somatici polinesiani che si conficcherà nel cuore di entrambi.
Come in Jack Frusciante Brizzi riesce nel suo intento di far tornare a galla i ricordi con tutti i loro odori e sapori. Tu che sei di me la miglior parte fotografa perfettamente uno spaccato di realtà ormai lontana in cui non esistevano amicizie virtuali e i luoghi di incontro variavano dal bar al campo da calcio, dallo stadio ai giardini, dai colli alle feste a casa di amici.
Il romanzo è più di un’ampia descrizione di quegli anni: a sorreggere l’intero impianto narrativo è la vita formativa di Tommaso e dei suoi coetanei, le ribellioni, il desiderio di emergere dalla massa, la volontà di differenziarsi in modo da sentire la sensazione di avere agli occhi degli altri -e di se stessi- un’identità solida e ben definita.
Recensione di Daniele Galli
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