SIATE RIBELLI, praticate gentilezza Saverio Tommasi

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SIATE RIBELLI, praticate gentilezza, di Saverio Tommasi

Recensione1

Ho appena finito di leggere questo libro e mi è quasi dispiaciuto quando ho sfogliato l’ultima pagina perché è un libro davvero bello. È la lettera di un padre (non in punto di morte come specifica ironicamente all’inizio) alle sue due figlie piccole. Una lettera nella quale racconta del suo lavoro di reporter (lavoro a volte non facile ma che lo appassiona) e di aneddoti che lo hanno colpito e cambiato; mette a nudo le sue “debolezze” e i suoi errori anche come padre ma racconta anche episodi teneri e divertenti che hanno costellato i primi anni di vita delle bambine.

 

Ma soprattutto cerca di dare dei consigli perché le sue figlie crescano rispettose di se stesse e degli altri, libere da pregiudizi di qualsiasi tipo e soprattutto consapevoli che la vita è bella ma deve essere vissuta e che ci vuole coraggio per fare tante scelte ma soprattutto ci vuole il coraggio delle ripartenze. “Crescete pure ma rimanete piccole, figlie mie. Fate dispetto a chi vi vorrebbe senza sogni pericolosi”… Un consiglio (ma anche un augurio) che secondo me dovrebbe essere fatto a tutti i bambini del mondo.

Recensione di Martina martelli

 

Recensione 2

Cos’è oggi la gentilezza?

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Saverio Tommasi attraverso le pagine di questo libro, che si legge come se si fosse al bar a prendere un caffè con un amico scanzonato e sagace che passa da un argomento all’altro, cerca di spiegare la gentilezza alle figlie, senza retorica e senza “ricette”.

In un tempo in cui essere gentili, sembra quasi un comportamento antico (o forse lo è!), il giornalista attraverso aneddoti che riguardano la sua professione ed esempi, lascia una traccia di gentilezza per le sue bambine, tante piccole molliche di pane, travestite da parole conducono il lettore a un’esistenza gentile, fatta di coraggio.

 

 

Un comportamento temerario attuato da persone che scelgono di praticare la gentilezza, con perseveranza e caparbietà, nonostante una realtà fatta di forma più che essenza di “cattiva educazione” più che di “buona educazione”. Essere se stessi richiede audacia soprattutto quando chi ci circonda ci vorrebbe sempre come l’immagine che si è creato di noi.

E allora facciamo dispetto a chi ci desidererebbe senza sogni pericolosi e cresciamo rimanendo piccole, custodendo quel lato monello che sarà patrimonio di bellezza, pozzo di felicità.

 

Recensione di Luisa Ciccone

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