SEI DI CORVI Leigh Bardugo

SEI DI CORVI Leigh Bardugo

SEI DI CORVI, di Leigh Bardugo

Ho capito che quando un libro mi afferra l’anima, sento la necessità di scriverne subito la recensione, forse per non lasciare che i minuti dissolvano le sensazioni inebrianti che mi ha dato la lettura. Ok, partiamo per Ketterdam, e non ditemi che è solo un fantasy, perché non avete idea di ciò che è racchiuso in queste pagine: ladri, bifolchi, sgualdrine, assassini e truffatori senza scrupoli. Benvenuti nel mondo dei mercanti, dei Grisha e dei Fjerdiani, degli Shu e dei balordi bel Barile.

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Ma voglio partire dall’inizio per cercare di dipanare le fila della trama: sei pericolosi fuorilegge, ognuno con un suo background ben delineato, e un colpo impossibile. Ma non c’è nulla di impossibile per Kaz Brekker, conosciuto come Manisporche, il tirapiedi del capo degli Scarti. Ogni capitolo è narrato dal punto di vista di uno dei personaggi, in questo modo conosciamo il loro passato, attraverso dei flashback che ci raccontano la loro storia, il perché sono diventati quello che sono, i loro lati oscuri, le loro speranze e i loro sogni.

Partiamo dal personaggio cardine: Kaz Brekker, reso zoppo da una caduta durante una rapina, è astuto, guardingo, intelligente, pronto a tutto per giungere alla vittoria e per carpire la “sua” vendetta. I suoi diciassette anni sono stati forgiati da atroci sofferenze. Ha nelle sue mani un grande potere: “La vergogna ha un valore che il denaro non potrà mai avere.” Eppure, anche Kaz ha i suoi punti deboli e, a tratti, sembrerà vacillare. Lui è il personaggio che ho amato di più, la parvenza invincibile a nascondere i suoi lati umani. “Quando tutti pensano che sei un mostro, non devi più perdere tempo a fare cose mostruose.” Poi, c’è Inej, una nomade Suli rapita alla sua famiglia, conosciuta come lo Spettro per la sua abilità nel carpire i segreti di Ketterdam a uso e consumo di Kaz, la sua spalla, una funambola abile con i coltelli. In lei c’è una grandezza tale che non si può non amarla. Jesper, giocatore d’azzardo, abile con le pistole e braccio destro di Kaz, è un’anima inquieta in cerca di un punto fermo, di una strada che possa accoglierlo e farlo sentire un uomo. La sua ironia mi ha fatto scoppiare a ridere più di una volta: “D’accordo.

Ma se Pekka Rollins ci ucciderà tutti, io andrò dal fantasma di Wylan a chiedergli di insegnare al mio fantasma come si fa a suonare il flauto, così posso far uscire di testa il tuo fantasma.” Nina è una Grisha, un essere dai poteri straordinari, costretta a divenire un soldato per difendere la sua razza dalla sottomissione e dalla schiavitù, per divenire infine schiava di un amore impossibile. Matthias è un drüskelle, un soldato fjerdiano con l’unico scopo di distruggere ciò che è diverso, nemico naturale dei Grisha. Costretto dalle circostanze troverà in Nina prima la sopportazione del diverso e dopo una conoscenza superiore: “Loro ti temono come una volta ti temevo io… E come tu una volta temevi me. Siamo tutti il mostro di qualcun altro.” E infine c’è Wylan, il figlio di un mercante, un essere innocente. Wylan sembra buttato lì per sbaglio, alla ricerca di una famiglia che sembra non amarlo, forse troverà in quei reietti del Barile qualcosa di inaspettato. Il bottino è la ricompensa per il rapimento di uno scienziato, inventore della jurda parem, una droga in grado di amplificare a dismisura i poteri dei Grisha e renderli schiavi alla mercé dei loro spacciatori.

Io non posso far altro che consigliare questo fantasy, uno dei migliori che io abbia letto da anni, un world building fantastico e dei personaggi memorabili. Adatto a un pubblico giovane, ma anche ai quasi cinquantenni come me che adorano la fantasia, l’azione e la suspense. Unica nota di biasimo è a carico del traduttore o dell’editore che, per scelta, a causa dei molti flashback presenti, ha preferito l’uso del passato remoto invece del trapassato prossimo. Ma l’ha fatto comunque con diligenza, non disorienta quasi mai. Ho già comprato il seguito, perché come in ogni dualogia che si rispetti, alla fine rimane tutto molto sospeso… Scrittura fluida, affascinante, ricca di descrizioni, una lingua inventata, un mondo terrificante, ma denso di metafore molto attuali e sconcertanti. Non lasciatevi sconfortare dall’inizio pieno di nomi strani, entrerete nella storia in un battito d’ali… di corvo, naturalmente. “Nessun rimpianto.” “Nessun funerale.”

Recensione di Laura Rizzoglio
SEI DI CORVI Leigh Bardugo

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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