ROMANZO SENZA UMANI Paolo Di Paolo

ROMANZO SENZA UMANI, di Paolo Di Paolo (Feltrinelli – settembre 2023)

“I ricordi tuoi non sono solo tuoi!”

Ho già espresso in altri commenti il mio interesse per libri che trattino il tema della memoria personale, sia come argomento in sé sia come ” logica” riversata nello stile narrativo. Ed eccone dunque un altro: ne sono felice ed anche un po’ sorpresa. Sì sorpresa, perché in questo romanzo se la memoria ha a che fare con i ricordi ed il concetto di sé, l’originalità sta nel chiedersi « cosa gli altri ricorderanno di me», quale immagine rimane di me nelle persone con le quali ho condiviso esperienze, occasionali o meno, o giorni della vita?!

Se l’io si muove nel tempo e molteplici e mutevoli sono le “storie di sé” costruite con i nostri ricordi, i frammenti di quello che abbiamo rappresentato per gli altri, nella nostra assenza, come ci rappresentano?

E l’assenza va intesa come allontanamento, separazione, pur in vita, di mesi o anni; a maggior ragione dopo la morte l’immagine di noi quanto e per quanto tempo collimerà con la nostra vita?

È evidente che in questo discorso il tempo ha un ruolo significativo. Ed è un viaggio nel tempo della memoria personale e nel tempo storico- geologico in cui si muove il protagonista del romanzo, Mauro Barbi, storico concentrato da anni nello studio della piccola era glaciale che raggiunse il culmine nella metà del ‘500.

Cerca risposte Mauro, al confine tra Svizzera e Germania, nelle sponde di un grande lago: coperto dal ghiaccio spesso in quei secoli lontani di inverni estremi, sotto un sole smunto, l’aria nebbiosa, i venti rabbiosi, inondazioni e gelo ovunque, l’ antico paesaggio diviene agli occhi del lettore teatro di morte , pazzia e disperazione.

Un gelo simile invade, al presente, la vita di Mauro, conseguenza di diversi “incidenti emotivi”, di cui si sente responsabile. Si intende pertanto di “riparare” il ricordo che ha lasciato in persone incontrate in anni lontani, per riannodare i fili di “una memoria condivisa” .

Suscita nel lettore comprensione e rispetto quest’uomo che, al di là del suo valore di accademico, scopre la fragilità e l’emotività di ogni essere umano ( i “disastri climatici” dell’ esistenza) ed anela al disgelo a ricostruire una vita, riparare una giovinezza, risentire il calore e la luce di una primavera.

” Com’è stato possibile pensare di poter morire dopo una separazione? Inverno. Luttuoso, tetro.

I silenzi ostili: neve in cui sembra di affondare. La testa piegata per le sferzate del vento- – la tramontana dell’umiliazione. Lo scirocco vischioso del desiderio. La grandinata senza riparo– quando una passione rivela i suoi inganni. Certe tristezze umide. Certe paure ghiacciate. La terra riarsa del disincanto. Il deserto della malattia. I sensi di colpa come pomeriggi di Novembre in cui diventa buio a tradimento.

Una tarda mattina di Marzo in cui la stagione fredda sembra finalmente alle spalle…..”

A questo punto mi potrei domandare: perché “senza umani”?

Credo di trovare il senso dell’espressione nella scrittura stessa, in cui si percepisce più delle presenze di personaggi “attanti” ( in senso narratologico) , il meditare, l’ interrogarsi, il riflettere quasi filosofico della voce narrante.

Del resto tali personaggi/persone, assenti da lungo tempo nella vita del protagonista, li cogliamo non tanto nell’ agire quanto nelle voci o nelle parole scritte, in SMS o mail, o semplicemente nel ricordo.

Tra tutte scopriamo il posto speciale occupato da Anna: nome forse non a caso, almeno io così ho immaginato, supponendo una citazione…ma forse sbaglio.

Notevole contributo allo stile è dato dalla cura della forma, anche grazie alla ricca gamma di verbi ed aggettivi, (usati con naturalezza), così come, all’opposto, all’ incisività di frasi nominali.

Non manca una garbata ironia, nell’uso di alcune osservazioni di comportamenti o di costume ( indimenticabili a questo proposito le sequenze del negozio di elettronica o delle studentesse alla conferenza).

Dunque il lessico di registro alto, la prosa efficace nelle descrizioni, originale nelle metafore, vivace nei dialoghi, non ultimo l’alternanza della “visione” del paesaggio di secoli fa con la realtà del vivere presente mi hanno reso la lettura veramente di pregio.

Recensione di Maria Guidi

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