PREMIO PULITZER 2020: I RAGAZZI DELLA NICKEL Colson Whitehead

PREMIO PULITZER 2020: I RAGAZZI DELLA NICKEL, di Colson Whitehead (Mondadori)

La Nickel ti si svela un po’ alla volta, è un riformatorio, ma è anche una casa di accoglienza per orfani, per ragazzini abbandonati, avanzi che nessuno vuole, tanto più se sono di colore. Come riformatorio, poi, non è nemmeno detto che accolga giovani criminali, magari l’unica colpa è quella di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, di avere incontrato, per un caso che non poteva essere in alcun modo previsto, la persona sbagliata, e la vita cambia completamente. Questo è esattamente ciò che succede al giovane Elwood, nel giorno in cui, animato da entusiasmo e curiosità, stava cercando di raggiungere il college dove avrebbe potuto seguire alcuni corsi estivi, proprio lui, così “strano” perché così intelligente, perspicace e curioso, ma anche incapace di tollerare le ingiustizie e fortemente appassionato alle vicende e agli ideali anti segregazionisti che all’epoca del racconto finalmente cominciavano a prendere piede e ad affermarsi, insieme alle prime leggi.

La Nickel stravolge Elwood nel fisico, ma non in quello in cui crede, nella sua idea di dignità e rivolta.

Whitehead ha scritto un altro romanzo bellissimo, a mio personale avviso non quanto La Ferrovia sotterranea, ma bellissimo. Forse avrei voluto semplicemente che durasse di più, avrei voluto andare ancora più a fondo nei racconti dell’autore, nelle sue scoperte e in quello che ha saputo svelare. La Nickel non è esistita (come non è esistita una “ferrovia sotterranea”), ma con l’abile tecnica di una realtà reinventata, Whitehead parla della c.d. White House of Boys, una struttura rieducativa attiva tra gli anni ’50 e ’60 in Florida. L’autore stesso, alla fine del libro, invita a consultare non solo la bibliografia disponibile, ma anche il sito che raccoglie le testimonianze degli ex detenuti. Come a voler dire che a un certo punto era necessario fermarsi, e ascoltare la voce di chi è sopravvissuto.

Buona lettura!

Recensione di Flavia Mottola

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