Un romanzo epistolare: un uomo, Yair, vede di sfuggita in un gruppo di persone, una donna, Myriam e ne resta affascinato a tal punto da decidere di aprirle la sua anima, di fargliene dono, completamente, totalmente, incondizionatamente, attraverso delle lettere.
“Non spaventarti, non voglio incontrarti e interferire nella tua vita. Vorrei piuttosto che tu accettassi di ricevere delle lettere da me. Insomma, vorrei poterti raccontare di me (ogni tanto) scrivendo. Non che la mia vita sia così interessante, ma mi piacerebbe darti qualcosa che altrimenti non saprei a chi dare.”
In queste poche frasi c’è già molto di Yair: c’è la sua solitudine, il suo malessere, la sua inquietudine.
Non è facile entrare in questo libro, non c’è una trama, non c’è una storia da seguire e pur essendo un romanzo epistolare non c’è uno scambio di lettere, non ci sono le risposte di Myriam alle lettere di Yair e viceversa. Yair scrive per i due terzi del libro.
Bisogna “entrare” nella sua testa, bisogna sapersi introdurre in punta di piedi nel suo contorto flusso di coscienza, bisogna saper stare a galla nel suo oceano di parole, di suggestioni, di paure, di deliri, di immagini talmente realistiche da farti credere che siano fatti e non fantasie.
Non ho amato particolarmente questo piccolo uomo schivo e spesso al limite del maniacale.
L’ho percepito spesso prepotente e perverso, ma nonostante la tentazione di mollare il colpo ad ogni ennesima incomprensione, sono stata risucchiata dal vortice di sensualità, amore, amicizia, genitorialità, tradimento, commozione, indignazione e vibrante emozione che trasudano da ogni singola parola.
Ho compreso un po’ di più Yair solo attraverso le lettere di Myriam, alla fine del libro, solo attraverso i suoi occhi, lei donna generosa nel dare e nel ricevere, una donna di singolare intensità che ha sofferto e lottato e che può aiutarlo ad arrivare ad una svolta.
“Come se tu mi avessi teso una mano, facendomi superare il confine oltre il quale si trova la luce”
Sono due anime estremamente sole che si abbandonano l’un l’altra pur essendo due perfetti sconosciuti, o forse invece grazie a questo, esprimono senza remore i loro desideri più profondi proprio perché impossibili da realizzare.
Non c’è bisogno di vedersi per arrivare a toccare liberamente e con pienezza l’animo di un altro essere umano.
Yair e Myriam si incontrano solo nelle parole, la scrittura è la protagonista del libro.
La scrittura come rifugio da una realtà che ci impedisce di portare in superficie pensieri, paure, incertezze.
La scrittura diventa forma e sostanza, mezzo e contenuto, carne ed essenza, anima e corpo…le parole sono il luogo dove Yair e Myriam si vivono.
“Vorrei che tu capissi, io parlo solo di lettere, davvero. Non di incontri. Niente corpo, né carne. Non con te. Mi è parso talmente chiaro dopo la tua lettera. Solo parole. Perché tutto si rovinerebbe a tu per tu, scivolerebbe subito su strade note, già percorse.
Solo le mie parole che incontrano le tue, il ritmo lento dei nostri respiri che si uniscono”
Buona lettura!à
Recensione di Cristina Costa
ODIO E AMORE, ATTRAZIONE E REPULSIONE: CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO David Grossman
Commenta per primo